venerdì 30 dicembre 2011

Oggi scrivo: l'ultimo post dell'anno!!!

Non mi piace fare classifiche quindi non ne farò, anzi,preferisco preparare le munizioni per il cenone di sabato. Per ora ho li un Soave Vigne della Bra 2008, un riesling VT dolce di Ca di Frara, una boccia di Berlucchi Vintage 2005, un Grumello riserva Buon Consiglio '99 di ARPEPE e un pinot grigio '96 di Zin Humbrecht. Mancano ancora all'appello Champagne e Porto.
Come è andato questo 2011? Mediamente di merda, se mi passate il francesismo.
Una cosa positiva la ricorderò: è caduto berlusconi finalmente. Meglio tardi che mai.
Spero che il 2012 sia meglio anche se, a dirla tutta, non sono così ottimista ed ho paura che la bolla non sia ancora scoppiata.
Per fortuna ho ancora qualche buona bottiglia in cantina, finite quelle vedremo.
Quel che sarà sarà.
All'anno prossimo.

Gabry

mercoledì 28 dicembre 2011

Oggi scrivo: appunti sparsi di bevute natalizie

Il vino delle feste: Barbacarlo 2009 per due motivi: il primo è che ci sono affezionato, il secondo è perché a me le annate "minori" del Barbacarlo fanno impazzire: quelle dove il vino esaurisce tutti gli zuccheri e rimane secco e tagliente. Che poi questo 2009 mostra comunque un frutto pieno e maturo di gran classe, altro che annata minore.
La delusione: La Creatura 2005 di Fausto Andi, pinot nero vinificato in bianco. E' necessaria una premessa: La Creatura per Fausto Andi non è un vino qualunque, lo fa ogni anno in modo diverso: una specie di esperimento in continua evoluzione. Per quest'annata sono state fatte maturare le uve in cella frigorifera a 5° costanti per diversi mesi limitando la perdita di liquidi e portando avanti una surmaturazione estrema. Successivamente affinamento del vino in botti scolme con formazione della flor.
Il verdetto della tavola è stato impietoso: in due giorni e con 16 potenziali bevitori il vino non è finito. Il colore quasi bruno, spento e poco invitante, il naso ricordava frutta secca (noci), the freddo, pesca. Anche in bocca era molto particolare, tanto da non capire se il vino fosse proprio così o la bottiglia difettata. Rimane il fatto che non l'ha bevuto nessuno tranne il sottoscritto.
Altre bottiglie: buoni e freschi gli Champagne di Michel Pithois, spazzolata una magnum di Poggio Maestrino 2005 di Erik Banti (sangiovese, cab. e merlot) dal naso piacevolmente evoluto ma dal sorso ancora saldo e fresco, la barbera Console Marcello 2007 della Cantina di Casteggio, passata senza lasciare un particolare ricordo di sè, stuzzicante e ad alto livello di tracannaggio il trebbianino rifermentato in bottiglia (magnum) del mio amico Leonardo Bulli, chiusura con un fantastico e cremoso Asti metodo classico Gancia con 24 mesi di riposo in bottiglia sui lieviti, ancora non riesco a capire come fanno a farlo. Sicuro è che lo fanno bene.
Più o meno è tutto, l'idea è di far riposare il fegato almeno fino a sabato prossimo, quando saluteremo il 2012.

giovedì 22 dicembre 2011

Oggi scrivo: buone feste!

Stando alle previsioni Maya oggi inizia il conto alla rovescia per la fine del mondo, - 365 giorni! Se avessero ragione questo sarebbe l'ultimo Natale!
Va beh, se succederà me ne preoccuperò a tempo debito, intanto faccio gli auguri a tutti, anche a chi non frequenta...
Che sia un Natale felice e sereno che di guai ne sono passati abbastanza.
Un abbraccio virtuale di cuore a tutti.

giovedì 15 dicembre 2011

Oggi bevo: Colli Tortonesi Timorasso Derthona 2009 - Claudio Mariotto

Stasera ho stappato il Derthona 2009 di Claudio Mariotto.
Grande Vino per Slowine e grande vino anche per me!
Vanto poche frequentazioni col timorasso, uva autoctona dei colli tortonesi che da vini di gran pregio.
Il Derthona è , diciamo, il vino "base", nel senso che Claudio Mariotto propone anche due selezioni che non ho avuto ancora il piacere di assaggiare.
Paglierino carico e lucente, naso di pera e fiori, maturo, caldo e minerale, preciso e intenso.
Il sorso è di spessore: potente e largo, più minerale che fresco regala un frutto molto dolce e succoso, di grande personalità. Si tatua sul palato e, nonstante i 14° segnalati in etichetta lo bevi e lo ribevi. Chiude secco e minerale, lunghissimo. La vendemmia 2009 credo sia l'ultima in commercio: già buonissima ora, farà felice chi avrà la pazienza di aspettarla, anche qualche anno.

mercoledì 14 dicembre 2011

Oggi bevo: Grecale 45 2010 - Denny Bini

Oggi sono andato dal dentista: due otturazioni, 20 minuti di lavoro in totale per 240€, naturalmente senza fattura (se no addio tredicesima). Ne ho altre due piccoline ma ho deciso di farle con la mutua, e cazzo, va bene che son professionisti e la salute è importante, che gli affitti degli studi sono cari e che loro hanno studiatoper anni. Tutto quello che vuoi, però qui si sta perdendo il senso della realtà. Ma questo è un'altro discorso.
Insomma, per riprendermi dalla sacrosanta incazzatura sono tornato a casa e ho stappato il Grecale 45 versione 2010. Fresco di cantina mi ha tirato su il morale.
E' il vino che preferisco dei frizzanti di Denny Bini (passato alle cronache recentemente per l'onoreficenza avuta da Slowine con un'altra etichetta), forse quello dal carattere più introverso e terroso.
Malbo gentile in purezza, rifermentato i bottiglia. Scuro il giusto ma non nero, spumeggia allegro. La vendemmia 2010 mi è sembrata riuscita, con un bel frutto maturo e succoso al naso, arricchito da note di grafite e terra. Il sorso conferma, scorrevole ma non magro, secco e tannico in chiusura. Livello di tracannaggio molto alto e prezzo popolare.
Nel caso sappiate che la bottiglia da 75cl è monodose, siete avvertiti.

martedì 6 dicembre 2011

Oggi scrivo: tannini, chiarificanti, lieviti e chi più ne ha più ne metta...

Io non faccio vino, mi limito a berlo e scriverne, sperando di farlo nel migliore dei modi.
Del vino mi interessa tutto, dalla terra alla bottiglia.
Quando un amico mi ha chiesto di accompagnarlo al SIMEI non ci ho pensato due volte.
Molte le cose interessanti, altre meno, è una fiera altamente specializzata e la maggior parte delle attrezzature esposte non sapevo nemmeno da che parte guardarle.
Mi ha colpito in particolare lo stand della Laffort, azienda dalla quale il mio amico compra i lieviti per la fermentazione: c'erano una serie di bottiglie contenenti lo stesso vino (barbera del Monferrato 2010, affinamento in acciaio) addizionato con diversi prodotti, nel caso tre chiarificanti più quattro o cinque tipi di tannini diversi.
E' stato interessante tastare con mano (palato, pardon) come le chiarifiche ingentiliscano il vino smussando i tannini, impoverendo il sorso allo stesso momento.
Ancor più interessante è stato osservare l'azione dei tannini aggiunti allo stesso vino: era tardi e la fiera stava per chiudere, quindi ho chiesto di poter assaggiare un calice che potesse dar prova palese di cosa si può ottenere con l'aggiunta di tannini. Mi hanno versato la barbera addizionata di un mix di tre qualità diverse: 2g/hl per il tipo "QUERTANIN", 16 g/hl per il tipo "QUERATNIN SWEET", e 20 g/hl per il tipo "plus"(non ricordo se era un tipo di tannino o una specie di collante).
Il risultato è stato impressionante, due vini completamente diversi: se la prima senza nessun additivo aggiunto era molto riconoscibile come barbera, quindi con una spiccata acidità, un fruttato fragrante e fresco e un tannino leggermente polveroso sul finale (il vino base non era ne filtrato ne chiarificato), il secondo dava l'impressione di essere più pieno e vellutato, il sapore e i profumi erano arricchiti da evidenti speziature e l'acidità era passata in secondo piano.
Ammesso e concesso il fatto che un dosaggio così massiccio di tannini sia stato fatto per mostrare le effettive potenzialità del prodotto, l'idea che il vino si possa fare con le "polverine" è davvero molto forte...

sabato 26 novembre 2011

Oggi bevo: Pinot Nero 2006 OP doc - Albani

Pinot nero, lo fa Albani in Oltrepo Pavese.
Sarebbe molto buono se non facesse 15.5°.
Da rivedere in annate più fresche ed equilibrate.

mercoledì 23 novembre 2011

Oggi scrivo: La Terra Trema 2011

Anche ques'anno, per il quinto consecutivo, ci sarà al Leonkavallo La Terra Trema.
Appuntamento imperdibile.
Chi viene?

martedì 22 novembre 2011

Oggi bevo: Langhe Bianco Sauvignon 2004 - La Spinetta

Ancora sauvignon, ancora Piemonte.
La Spinetta non ha bisogno di tante presentazioni, famosa in tutto il mondo soprattutto per i suoi Barbaresco turbomoderni che da sempre dividono gli appassionati.
Non avendoli mai provati per svariati motivi, non ultimo il prezzo, non mi pronuncio.
Invece mi è capitato il loro Langhe Bianco, sauvignon in purezza vendemmia 2004. Reduce dalla straniante esperienza con il bombardone dei Poderi Bertelli non sapevo cosa aspettarmi.
E' andata bene, il sauvignon de La Spinetta è un bel vino, varietale e piacevolmente evoluto al naso, il legno è integrato, non copre ma impreziosisce. Il sorso entra in sordina ma si rifà a metà bocca, con una bella acidità e morbidezza. Di corpo non eccessivo, anzi, si fa bere con piacere.
Non il vino del cuore ma promosso.

martedì 15 novembre 2011

Oggi bevo: Monferrato Bianco I Fossaretti 2003 - Poderi Bertelli

Da bianchista convinto la curiosità al momento dello stappo era tanta. I Fossaretti di Poderi Bertelli è sauvignon, vitigno col quale ho frequentazioni sporadiche ma che non manca d'interessarmi.
Questo in particolare mi dicono essere d'ispirazione franzosa, con tanto di vinificazione in legno e congruo affinamento in vetro.
La bottiglia è della famigerata vendemmia 2003, e come molti 2003 è segnata dal rilevane tenore alcolico che nel caso raggiunge i 14,5°.
Il vino ha un bel colore, giallo paglierino per nulla carico e con chiari riflessi verdi (!!!). Il naso invece lascia perplessi: a parte qualche leggero ricordo marino (sale? Boh...) sembra essere in un momento particolarmente raccolto, praticamente muto. Mah...
Se il naso lascia perplessi il sorso no. Non mi piace proprio. Una mappazza vanigliata che è davvero davvero difficile mandar giù.
Bottiglia sfortunata? Non saprei, spero di si.
Certo il legno ha condizionato pesantemente il vino, una scelta stilistica che può piacere o meno.
Io preferisco altro.

martedì 8 novembre 2011

Oggi scrivo: Slowine 2012 - com'è andata

Scrivo qui con tremendo ritardo, perché di la sono decisamente fuori tempo massimo.
Occasione ghiotta quella messa sul piatto da Intravino, la nuova edizione della guida più cool del momento con ingresso aggratis (guida compresa, signori) alla mirabolante degustazione di tutte le bottiglie premiate.
Ergo: cinquecentocinquanta produttori per qualcosa come mille etichette a disposizione dei fortunati avventori in due giorni. Da far tremare le ginocchia.
Ecco una breve cronaca di quel che fu.
La sveglia suona puntuale alle 9.30, e mi alzo già stanco per colpa della peperonata della sera prima, ma sono fiducioso, conto su tempi di recupero da record.
Qualche fermata di 90 e arrivo a Romolo per prendere la metropolitana, andata e ritorno dalla fiera di Rho costa la bellezza di cinque euri sonanti, che nonostante l'afrore nei vagoni ben noto ai milanesi valgono comunque la tranquillità di un ritorno sereno al netto da etilometri.
La presentazione inizia alle 10.30 ed io arrivo, neanche a dirlo, in clamoroso ritardo. La sala è piena, davvero tanta gente. Faccio in tempo a sentire dei passaggi molto interessanti sui mercati esteri e sull'abitudine poco simpatica e tutta italiana del parlar male del vicino.
Segue panino wurstel, crauti e senape con birra d'ordinanza.
Ci siamo, ecco i miei migliori assaggi, per sintetizzare ho scelto un vino per categoria.

Rosso - Barolo Monfortino riserva 2004 Giacomo Conterno: si, mi piace vincere facile. Le occasioni di degustare un vino di questo calibro, per me faccio l'operaio, sono davvero poche. Spesso mi sono chiesto come potesse essere questo vino che, a detta di molti, è la massima (o una delle) espressione del Barolo. Beh, è veramente tanta roba, ma proprio tanta. Profumi di una finezza e precisione disarmante, ma la cosa che impressiona di più è la struttura: a fronte di un corpo tutto sommato "snello" contrappone uno scheletro acido-tannico praticamente inattaccabile. Elegante e potente, profondo, austero e di classe davvero superiore. L'unico neo è il prezzo: costa come una rata della macchina.

Rosso frizzante: il Fontana dei Boschi 2010 di Vittorio Graziano. Perché è un lambrusco e già mi piace. Perché è assolutamente imperfetto e fiero di esserlo. Perché rivela un carattere sanguigno e vero. Perché è buono e costa il giusto.

Bianco: qui è dura, la scelta intendo. Alla fine ho deciso di mettere in cima il riesling Windbichel 2009 di Caste Juval, vino figlio di una vendemmia particolarmente felice, di matrice tedesca (quindi con un percepibile residuo zuccherino) che è solo l'assaggio di quel che sarà.

Rosato: il buonissimo Vinidilice 2010 de I Vigneri, da una vigna dove nemmeno loro sanno che piante ci sono a 1300 metri d'altezza sulle pendici dell'Etna. Che ad un naso intenso e dolce, molto accattivante e leggibile contrappone una bocca nordica e tagliente, ricca di personalità.

Bolla: Haderburg riserva Hausmanhof 2002, mi dicono essere uno dei migliori spumanti italiani. A me ne mancano parecchi da bere, ma questo è proprio buono.


L'unico appunto che voglio segnalare è questo: il lunedì, alle 18.00 la metà dei produttori era già sparita nonostante la fine prevista per le 19.00, francamente mi ha dato fastidio. A parte questo sono stati due giorni splendidi, avrei voluto fossero di più per aver la calma e il tempo giusto da dedicare ad ogni bottiglia.
Ringrazio di cuore la banda di Intravino e Slowine.
Alla prossima.

lunedì 24 ottobre 2011

Oggi scrivo: Marco Simoncelli

Oggi dovrei scrivere di vino, insomma, ieri c'è stata la prima giornata della degustazione Slowine.
Ma io nasco prima come motociclista che appassionato di vini, e il ricordo per Marco Simoncelli diventa un bisogno prima mentale, poi fisico.
Non starò a dirvi quanto sia pericoloso o bello andare in moto, chi mette il culo sulla sella sa di cosa parlo. Marco per primo.
La morte è un pensiero che allontani, ma che è sempre li in un angolo. E la realtà ci ricorda che non è così distante quanto vorremmo. Anche per i campioni, anche per Marco.
Che la terra ti sia lieve Marco.
Addio.

venerdì 21 ottobre 2011

Oggi vedo: Drive 2011 - Nicolas Winding Refn

Un noir metropolitano, freddo, asciutto e girato magistralmente. Nicolas Winding Refn (la trilogia di Pusher, Bronson) è senza dubbio uno dei registi più interessanti in giro.
Da non perdere.

mercoledì 19 ottobre 2011

Oggi scrivo: Slowine 2012

Signore e signori, domenica e lunedì il sottoscritto andrà alla presentazione della guida Slowine edizione 2012 come inviato speciale di Intravino.
Yeah...

martedì 11 ottobre 2011

Oggi scrivo: 1 ottobre 2011, della cena e, sopratutto, degli amici

Andrea
Emilio
Io
Leo
Gigi
Riccardo
e infine Silvio, con la fila di bocce al completo (o forse no...).

Bottiglia della serata: William Deutz rosè 1996, da brividi.

martedì 4 ottobre 2011

Oggi bevo: Bianca di Valguarnera VDT 1989 - Duca di Salaparuta

10 anni fa, quando io avevo l'età di questa bottiglia già lavoravo. Così , per dire che 22 anni non son mica pochi, se poi a portarli sulle spalle è un vino, per di più bianco...
Perché di questo si tratta: un vino bianco siciliano, insolia in purezza (almeno adesso) che all'epoca era al suo terzo anno di produzione. Lo produce Duca di Salaparuta, azienda di quelle serie. Se oggi possiamo bere nero d'avola stellari molti pensano sia merito loro, pionieri col Duca Enrico.
Il Bianca di Valguarnera è il loro vino bianco di punta, ma 22 anni sono tanti comunque, anzi, lo sono per tutti i vini.
Il bello del vino è che ogni bottiglia è una sorpresa, così succede che nonostante la spalla sia scesa un pochino (ma poco davvero) ti accorgi che il tappo ha mantenuto la sua elaticità, certo si è rotto tentando di estrarlo, ma in fondo ha 22 anni anche lui, cosa pretendi...
Scaraffato noti subito il colore, che è si dorato ma brillante e questo fa ben sperare. Vuol dire che il tempo è stato galantuomo.
I profumi raccontano una Sicilia elegante ed antica, la freschezza della gioventù è un ricordo ormai, ma ha ancora molto da dire, il naso suggerisce pasta di mandorle, buccia d'arancia candita, frutta secca e confettura. Qualche nota di gomma bruciata. Un naso d'antan.
Ed eccoci alla prova del nove.
E qui ti stupisci: il sorso è miracolosamente in piedi, secco, morbido, di buon corpo compatto e saldo. Enza slabbrature o sfilacciamenti, ogni cosa è al suo posto, legate in un equilibrio levigato dal tempo.
Se, come è giusto e probabile, il suo apice è passato tempo fa, il Bianca di Valgiarnera 1989 porta i suoi anni con grazia e stile. Complimenti.

P.S.: grazie Silvio!

giovedì 29 settembre 2011

oggi bevo: Palazzotto 2008 cabernet sauvignon - Maculan

Palazzotto, cabernet sauvignon in purezza. Dalle cantine di Maculan, in Veneto .
Non c'è una virgola fuori posto in questo vino, dal colore alla consistenza entrambi intensi, la pulizia olfattiva, al naso ci senti tutto il campionario di frutta scura, una tipica e discreta traccia vegetale, la liquirizia e un bel tostato. Il sorso composto e di peso, dalla bella presa tannica e dall'ottima persistenza. E a dispetto dei 14,5° si beve anche bene.
Che poi io preferisca vini dal profilo più sottile, magari più snelli non cambia nulla, il Palzzotto è buono davvero.
E grazie a Patrizio, che ha deciso di condividere questa bella bottiglia. E' sempre un piacere bere con lui.

mercoledì 28 settembre 2011

martedì 27 settembre 2011

Oggi scrivo: lacrime e birra

Settimana scorsa, nonostante le ristrettezze economiche e l'acquisto dell'ennesimo paio di scarpe (mica per me...), mi sono concesso un aperitivo.
Mentre Ambra opta per il famoso analcolico biondo, io addocchio un frigorifero in fondo al locale e, dopo dodici secondi di dubbi e riflessioni scelgo una birra toscana alle castagne: la LOM. Non la conosco, ma mi intriga.
Molto buona, niente da dire. Un solo neo: la bottiglia da mezzolitro è costata dieci euro.
La retro etichetta recita:
L’uomo, la luce.
Qui si dice Lom per entrambi.
I lom a merz sono i fuochi accesi nei campi l’ultima notte di febbraio, quando l’uomo aiuta il sole a sorgere. È un rito primordiale che i nostri contadini celebrano da sempre. Sono loro a prendersi cura dell’albero che dà un frutto straordinario: il pregiato Marron Buono di Marradi, apprezzato in tutta Europa fin dal medioevo per il suo sapore unico. Questa birra è per loro. I nostri nonni l’avrebbero bevuta l’estate, nei campi inondati di sole.
Ieri come oggi, Lom è questo.
Vero che mio nonno non faceva il contadino, ma dubito fortemente che avrebbe speso per la birra quarantamila lire al litro...

martedì 13 settembre 2011

Oggi bevo: Smilzo 2010 - Vittorio Graziano

Vittorio Graziano non lo conosco di persona, ma basta fare una googolata e le risposte non tarderanno.
Dicono faccia del lambrusco spettacolare, grasparossa ovvio, che lui vien da Castelvetro.
Per caso, il lambrusco, lo trovai nella carta dei vini di un bar a Vignola mentre ponevo rimedio all'arsura bevendo una granita. Lo chiesi, e manco a dirlo, era finito. Ripiegai sullo Smilzo: rosato rifermentato in bottiglia.
L'ho stappato giusto ieri: tornato a casa dopo l'ennesimo preventivo per la macchina nuova, accaldato come può essere solo un motociclista nel traffico milanese. Provate voi a guidare una moto da 300 kg alle sei di sera in centro Milano, con 30°, casco, giubbotto di pelle e guanti, mentre la ventola di raffreddamento ti spara aria bollente sugli stinchi. Non è proprio una figata.
Comunque, dopo una doccia veloce mi sono messo ai fornelli per preparar la cena. "Sentiamo com'è 'sto Smilzo" mi son detto. Fai che più o meno erano le sette, Ambra sarebbe tornata di li a un'ora.
Ho fatto il pollo con i peperoni e a tavola ho bevuto acqua. Il vino è finito prima.
Di una semplicità disarmante, secco e tremendamente buono. Spoglio da ogni dolcezza, frutto in secondo piano, lieviti e freschezza a go-go.
L'unico inconveniente è che lo bevi a secchi, con tutte le conseguenze del caso. Merito di un mix acido-sapido che lo rendono dissetante come l'acqua, ma molto più buono.
Pagato meno di 10€, fate voi.
Ho anche la foto, che prima o poi arriverà.

lunedì 12 settembre 2011

Oggi bevo: Alto Adige Cabernet riserva 2008 Mumelter - Cantina Produttori di Bolzano

Cabernet (sauvignon?)  della Cantina di Bolzano, prende il nome del maso dal quale arrivano le uve, Mumelter appunto.
La scheda tecnica dice che il vino fa una classica fermentazione in rosso, matura per dodici mesi in barrique, quattro in acciaio e poi bottiglia. Questa è la riserva 2008.
Vino da bel color rubino intenso, scuro e brillante. Taglio moderno dove il frutto è protagonista assoluto. Al naso frutta nera di rovo, piccola, dolce e matura. L'anima vegetale del cabernet è diligentemente tenuta a bada.
Sempre la scheda tecnica parla di profumi di mirtilli rossi, ribes nero e more. Non saprei trovare riconoscimenti più azzeccati.
L'asticella dell'alcol si ferma alla ragguardevole quota di 14,5°, in verità non così rari da qualche anno a questa parte.
Come da copione il vino in bocca è ricco, materico, plastico e morbido.
Anche troppo. Soprattutto in chiusura, dove si percepisce un netto residuo zuccherino.
Per dover di cronaca: la guida dell'Espresso, che stimo senza remore, gli diede 17/20.
Indubbiamente una buona bottiglia, a patto di apprezzarne l'impostazione e lo stile. Che non è il mio preferito, ma ogni tanto ci stà.
La foto l'ho presa dal sito del produttore.

mercoledì 7 settembre 2011

Oggi scrivo: Montalcino, il sangiovese e basta

Si è conclusa poche ore fa l'assemblea indetta dal Consorzio del Brunello di Montalcino che cercava di autorizzare l'utilizzo di vitigni diversi dal sangiovese per il Rosso di Montalcino (leggittimando implicitamente la presenza di questi negli appezzamenti del Brunello).
Oltre l'80% degli aventi diritto al voto erano presenti all'assemblea che così si è espressa: il 69% dei voti ha votato NO, impedendo così l'introduzione di altre uve nel Rosso di Montalcino, preservando l'unicità data dalla simbiosi del sangiovese con Montalcino.
Bravi, non è la via più semplice quella che porta più lontano. Cabernet e merlot, ottime uve per carità, laciatele ad altri, che non ne avete proprio bisogno.
Notizie più approfondite le trovate su Intravino e su Vino al vino, ai quali devo il costante aggiornamento sulla vicenda.
E buon sangiovese a tutti!

P.S.: la foto arriva da Wikipedia...

martedì 6 settembre 2011

Oggi bevo: Lambrusco del Fondatore 2010 - Chiarli, Radice 2009 - Paltrineri

Si parla di lambrusco, quello serio.
Sorbara in purezza e rifermentazione in bottiglia, come tradizione vuole.
Il Fondatore è di precisione chirurgica, un quadro (olfattivo) di Mondrian. Il Radice l'ho  preferito in virtù di un carattere più austero e personale, complice forse il millesimo più anziano.
Minimali nella struttura e taglienti come spade, colori in sottrazione e bevibilità da primato.
Buoni, che dir di no sarebbe una bugia.
Epperò non m'han rubato il cuore. Insomma, non è scattata la scintilla.
Per dover di cronaca scrivo che la temperatura di servizio non era perfetta Il Radice, povero, è stato maldestramente sballottato e intorbidito da un seppur breve viaggio in auto.
Forse preferisco i cugini più scuri, dei quali ricordo preziose scoperte.
L'esborso richiesto per le due bottiglie, una per l'altra, è sotto le 10€ sullo scaffale dell'enoteca.
Ben spesi, aggiungo io.

domenica 28 agosto 2011

Oggi bevo: Puntamora VDT 2007 - Tenuta Pederzana

E' stata una scommessa, insomma: si parla di lambrusco e dal 2007 son passati quattro anni.
E invece...
E invece un bel bicchiere! Scuro, dolce ma non stucchevole ne scontato. Pieno e polposo, affatto stanco e con una piacevole vena tannica sul finale.
Un bel lambrusco, grasparossa con un piccolo saldo di ancellotta.
A, ripeto, quattro anni dalla vendemmia.
E non è poco.
Tenuta Pederzana, pagato a Castelvetro 8.90€.

P.S.: il Puntamora è a tutti gli effetti il risultato della vinificazione di uve da vendemmia tardiva di un vigneto particolarmente felice.

venerdì 26 agosto 2011

Oggi scrivo: Montalcino, il sangiovese e gli invasori

Leggo ora su Intravino dell'ennesimo tentativo di autorizzare la presenza di vitigni alloctoni nei vigneti destinati al Rosso di Montalcino e, conseguentemente, al Brunello di Montalcino.
Non è bastata la batosta seguita a Brunellopoli, lo scandalo che fece bloccare le importazioni negli USA, che sputtanò a livello planetario uno dei vini simbolo dell'Italia enoica. Ci provano ancora!
Sembra di avere il Berlusca a capo del consorzio...
Per quanto valga: io sono per il Sangiovese 100%.
E basta.

martedì 16 agosto 2011

Oggi scrivo: al ritorno dalle ferie

Sull'appennino modenese, tra Pavullo ne Frignano e Monzone. Grandi giri in moto e soprattutto grandi mangiate.
Che la bilancia quantifica in 5 kg.
Se qualcuno si chiedesse perché nei prossimi tempi scriverò meno questa è la risposta.
Le crescente coi salumi son fantastiche, ma non perdonano...

venerdì 29 luglio 2011

Oggi bevo: Ortrugo 2010 - Cantine Bulli e Pico 2008 - La Biancara

Le spaghettate a mezzanotte sono una figata.
Mettici poi che lo spaghetto lo condisci con un'ottima colatura d'alici e dopo ti mangi anche un trancio di salmone con carciofi e crema di zola ed ecco che hai fatto le quattro del mattino.
Beh, ci ho aggiunto un paio di bottiglie di vino: la prima è l'ortrugo frizzante naturale di di Leonardo Bulli, la seconda è il Pico 2008 del più famoso Angiolino Maule.
Leonardo l'ho conosciuto tempo fa per merito di un post riguardante il suo Champagnino, oggi ci sentiamo regolarmente e abbiamo fatto amicizia. Senza che sembri una marchetta: secondo me anche l'ortrugo merita l'assaggio.
Rifermentato in bottiglia come tutti i suoi vini, è secco e dritto, dal timbro verde e dalla beva trascinante. Anche quando, verso la fine della bottiglia, i lieviti sporcano il vino. Ma chi se ne frega, a noi ci piace così. E poi lo portate a casa con due soldi, davvero.
Il Pico non ha bisogno di presentazioni: garganega in purezza da terreni vulcanici, fermentazione spontanea con le bucce per qualche giorno, poi in legno a riposare per 12 medi. Nessuna filtrazione e in bottiglia senza solfiti.
Giallo oro, quasi ambra. Naso sapido e maturo, di gesso e ferro. Albicocca e ananas. Bocca dalla sapidità salivante, quasi metallica. Lungo e saporito.
Bel vino davvero. Già buono adesso, ma fortunato sarà il saggio che avrà la pazienza di aspettare.
E con questo vi saluto, che domani si parte.
Buone vacanze a tutti!

giovedì 21 luglio 2011

Oggi bevo: Harmoge vdt 2007, Prima Terra

Metti una sera a cena, una qualunque come oggi. Da solo, perché la mia compagna è stata invitata da colleghi di lavoro. Io faccio il turno di notte e l'ho scampata. Non ho nemmeno voglia di cucinare. Ho però un bellissimo pomodoro cuore di bue dall'orto di mammà.
Tiè, la cena è pronta: insalata di pomodoro con tonno (quello buono), capperi, cipolla, una spolverata di pepe e origano, olio (sempre quello buono) e sale dolce di Cervia. Una focaccia toscana scongelata alla bisogna e il gioco è fatto.
Manca solo il vino, in fresco ho solo birra da battaglia e una mezza bottiglia di Barbaresco che non ho voglia di finire. Faccio lo sforzo di rimettermi i pantaloni e scendo in cantina.
Deciso: Harmoge 2007, Prima Terra.
L'ultima tornata di assaggi dei vini di Walter De Batté (TerroirVino 2011) mi aveva lasciato perplesso, con un vermentino al profumo di terme di Saturnia che non sono riuscito ad apprezzare...
Sono comunque fiducioso, dell'Harmoge ho altri ricordi.
Stappo: tutto a posto, sughero di ottima qualità.
Oro antico, riflessi verderame. Luminoso e denso. La macerazione ci mette il suo.
Naso salino e minerale. Pietra focaia, spezie e frutta gialla, nespole e pesca matura e vaniglia e cannella.
Il sorso è di spessore, torna il frutto, maturo e dolce, l'alcol ne arrotonda gli spigoli. Chiude minerale tatuandosi alla bocca. Gran vino.
Harmoge vuol dire armonia. Armonia di luoghi e armonia di uve. Il vermentino  arriva dalla Val di Magra, mentre il bosco e l'albarola da un vigneto a Manarola, tra lo splendore delle Cinque Terre.
Macerazione dicevamo, ma non in stile gravneriano che oggi va tanto di moda, qui si parla di 4/5 giorni che, secondo De Batté, sono quelli che servono per legare il terroir al vino. Affinamento in legni da 500 l e, dopo un passaggio in acciaio va in bottiglia, senza filtrazione o chiarifica di sorta. Il tempo ha fatto il resto.
Mi spiace solo di non averne più.
P.S.: la foto l'ho presa dal sito, spero non me ne vogliano.

mercoledì 13 luglio 2011

Oggi bevo: Barbaresco, ma anche no.

L'economia familiare, in vista delle agognate ferie estive, impone delle rinunce. Fu così che, dovendo fare la spesa, io e la mia dolce metà andammo in un discount (fate voi quale, uno vale l'altro).
Camminando tra scaffali e scatoloni son finito anche nella famigerata corsia dei vini, ricca di etichette delle più famose denominazioni di pregio ma dalla provenienza quantomeno incerta.
La curiosità, talvolta, è una brutta bestia e complice il prezzo allettante di 5.90€ misi nel carrello nientepopodimenochè una bottiglia di Barbaresco 2007. Il Barolo stava a 3€ in più.
Per il nome e la cantina vale lo stesso discorso del discount, ci siamo capiti.
Tanto per: è stato imbottigliato a Forlì...
Senza farla tanto lunga, è la pallida imitazione di quello che io mi aspetto sia un Barbaresco. Non che tutte le bottiglie della famosa DOCG debbano essere Gaja o Giacosa, ma perché mettere in commercio prodotti così svilenti?
Anche no!

mercoledì 29 giugno 2011

Oggi scrivo: Millebolle sul Ponte Coperto, come è andata.

Bene, è andata bene.
La bellezza del Ponte Coperto ha fatto passare in secondo piano il caldo torrido  prima del tramonto e l'attacco all'arma bianca delle zanzare poi.
La scelta di proporre solamente Spumanti Metodo Classico ha sicuramente giovato all'atmosfera festosa dell'evento, in più ha permesso a chi veramente interessato di farsi un'idea della panoramica produttiva sulle bolle dell'OP.
La prima impressione è che si stia investendo molto, sia in termini di immagine che di prodotto, nel Cruasè: neonata DOCG che prevede la sola vinificazione in rosa di pinot nero, la successiva spumantizzazione con metodo classico e una permanenza sui lieviti in bottiglia di non meno di 18 mesi (ma qualcuno mi ha detto 24, boh...). Una curiosità: la DOCG del Cruasè sembra essere l'unica al mondo con queste caratteristiche (100% P. nero in rosa).
Delle 31 aziende presenti non tutte fanno il Cruasè, altre invece si sono cimentate nella produzione di metodo classico con la nascita della DOCG, ad esempio Bellaria e Cà di Frara che conoscevo per la bontà dei loro vini fermi.
La seconda impressione è l'attenzione al prezzo: difficilmente si arriva  a spendere 15€ a bottiglia e spesso si spende meno.
Ma andiamo al sodo: ecco cosa ho bevuto:

Piccolo Bacco dei Quaroni: Cruasè 2007, non dosato 30 mesi sui lieviti: secco e affilato. Ci piace. 12€ a boccia.

Ca' del Gè: millesimato 2006 di ottima fattura al commovente prezzo di 7.50€ a bottiglia in cantina.

Bellaria: non riesco a capire cosa ho scritto sugli appunti, comunque 24 mesi in bottiglia e 15€ a boccia.

Monsupello: conferma la bontà di tutta la batteria proposta, vini potenti e strutturati che vogliono stare in tavola. A me me piacciono. In cantina si spende 13€ per il Nature (36 mesi, pluripremiato per quanto vale), 14€ per il rosè e 15€ per il Classese 2004.

Cantina di Casteggio/Broni: bolle piacevoli, dal buon rapporto q/p.

Marchesi di Montalto: fanno un Cruasè piuttosto particolare: il mosto rimane a contatto con le bucce per ben 16 ore! Il vino è praticamente cerasuolo carico e al naso è inconfondibilmente pinot nero. 12€ in cantina.

Ca' di Frara: segnalo il rosè riserva, per 14.40€ vi portate a casa uno spumante non dosato che ha affinato la base per 12 mesi in barrique, è stato per 5 anni in bottiglia sui lieviti ed ha riposato in cantina un anno dopo la sboccatura. Mira in alto, a me è piaciuto.

Quaquarini: Classese 2003, 66 mesi sui lieviti, lo comprate per 8€(!!!). Peccato il dosaggio un po' sopra le righe.

Cavallotti: Cruasè, 20 mesi sui lieviti, troppo morbido per i miei gusti, vien via con 13€ a bottiglia.

Travaglino: ho assaggiato un paio di cose, solo che non scritto nulla e non ricordo una mazza. Ma loro lavorano bene.

Dopo non ho continuato, suonava Fabio Treves al Castello di Pavia!

venerdì 24 giugno 2011

Oggi scrivo: Millebolle sul Ponte Coperto - Pavia, 26 giugno 2011

Spero di far cosa gradita a chi dovesse leggere queste pagine segnalando la seconda edizione d "Millebolle sul Pone Coperto" che si terrà a Pavia domenica prossima (26 giugno) dalle 19 a mezzanotte.
31 aziende metteranno in degustazione le loro bollicine, protagonista in particolare sarà il pinot nero del Cruasè, neonata (ma neanche tanto) DOCG del metodo classico rosè dell'Oltrepò.
L'ingresso è gratuito, un contributo di 5€ è chiesto per il calice da degustazione.
Qualche informazione in più la potete trovare cliccando qui.
Ci vediamo domenica!

P.S.: mi dicono che è fondamentale portare con se un potente anti-zanzare, io ve l'ho detto.

martedì 21 giugno 2011

Oggi bevo: Le Aie Selezione 2007 Piemonte DOC chardonnay - Cascina Roera

L'estate scorsa feci provare un curioso chardonnay allo zio di un caro amico che di vino ne capisce. Disse che secondo lui il terroir aveva prevaricato le caratteristiche del vitigno. L'eccessiva mineralità ne pregiudicava la piacevolezza.
Due giorni fa ho stappato l'ultima bottiglia dello chardonnay Le Aie Selezione 2007 di Cascina Roera. La Selezione prevede una breve (due giorni) macerazione di una parte dell'uva, successiva fermentazione in botti di legno con capacità variabile tra gli 850 e i 1000 litri e almeno un anno di affinamento in bottiglia. I vigneti crescono a Costigliole d'Asti, sono esposti in parte a Sud e in parte a Est. Il terreno varia dal medio impasto con venature di sabbia e argilla ad un terreno con alta percentuale di argilla (dal sito).
In effetti è uno chardonnay atipico, il colore è giallo oro, antico e luminoso, naso marcato da una mineralità salina prorompente. Se sia tipica dei terreni di Costigliole d'Asti non lo so, certamente il vino è frutto di una vinificazione naturale (l'azienda aderisce a VinNatur) nel pieno rispetto del terroir. Escono in secondo piano aromi di frutta gialla, nespola e albicocca mature, io ci ho sentito anche qualcosa di simile al peperoncino piccante secco (ma anche no, boh). Comunque un naso asciutto, dritto, petroso e per nulla ammiccante. Il sorso è pieno e avvolgente, salato e secco, in un perfetto e coerente equilibrio tra estratti, alcol e acidità. Il timbro salino (che può piacere o meno) stimola il palato e la beva, ben più agile di quanto si possa pensare Per dire: in etichetta targa 14° alcolici e, fidatevi, non si sentono.
Ripensando alle parole di zio Tony, aveva ragione? Sul terroir sicuramente, in questo vino è protagonista, sulla piacevolezza non mi trova daccordo, ma qui siamo nel campo dei gusti personali. Certo, se cercate uno chardonnay dalla perfezione stilistica come il Cervaro della Sala siete fuori strada, ma questa è bottiglia particolare e ricca di carattere, da provare.

P.S.: la foto l'ho presa in rete (ho rotto la macchina fotografica, azz), spero che il proprietario non me ne voglia.

giovedì 16 giugno 2011

Oggi scrivo (perché ieri ho bevuto!): Terroir Vino 2011


Mi sento un po’ in colpa, sono stato a Terroir Vino e non l’ho detto a nessuno. Faccio finta che l’essere spaparanzato sulle spiagge dell’isola d’Elba senza computer sia una giustificazione accettabile…
Cosparso il capo di cenere vengo al dunque: Terroir Vino, edizione 2011.
Non starò a dirvi come e dove nasce, chi mi legge sicuramente conosce Tigullio Vino e i suoi meriti. I complimenti però si, questi non posso tralasciarli. Filippo Ronco ha trovato una formula che non fa una piega, la macchina organizzativa è millimetrica e senza sbavature. Complimenti, davvero.
Assaggiati moltissimi vini, la qualità media davvero alta.
Il mio podio:
- Rosso della giornata: Tenores 2006 Dettori: se non siete mai stati in Sardegna investite le 40euro circa che vi chiederà l’enotecaro di turno per il suddetto vino, stappate e riempite un calice. Chiudete gli occhi e portate il naso al bicchiere. Ecco, questo è quello che si sente la prima volta sbarcati sull’isola. Puro succo di Sardegna.
- Bollicina della giornata: Colline della Stella Extra Brut 2006, sboccatura 2009: tagliente, roccioso e minerale. Bolla di gran classe.
Secondi a pari merito il millesimato 2006 di Camossi e il Parosè de Il Mosnel.
Quest’ultimo prende il premio per il più bel colore visto nel bicchiere.
- Bianco della giornata: è stata dura, soprattutto perché come al solito ho perso gli appunti, ma alla luce (sfocata) dei ricordi metto sul podio l’Aiaperti 2009 di Vadiaperti: un fiano d’Avellino all’ennesima potenza.
Per dovere di cronaca segnalo anche l’unico, grosso e irrisolto punto di domanda della giornata: il Carlaz 2009 di Prima Terra, vermentino in purezza di Walter De Battè e soci, macerazione breve e affinamento in legno. Provato e riprovato non sono riuscito a trovarci altro che odore di zolfo, tutt’altro che piacevole.
Tra i mille-mila vini mi ricordo lo strepitoso pigato Bon in da Bon di Bio Vio, ma anche il base era niente male davvero. Meno il vermentino, forse un po carico e squilibrato. Sempre in Liguria molto interessanti i vini della Tenuta La Ghiaia a Sarzana, una nuova realtà seguita dal vulcanico Walter De Battè, le selezioni mancano forse un po’ di freschezza e dinamica ma rimangono gran belle bottiglie. Da seguire.
Sempre Prima Terra, quindi De Battè: il Cericò 2007, granaccia con un 20% di sirah elegante e profonda, delicata e affascinante. E’ stata l’unica bottiglia che mi son concesso di comperare.
Le Marne nel territorio del Gavi con l’ottimo base (Marne Bianco) che, onestamente, ho preferito alla selezione (Marne Oro), più morbida e carica. Quest’ultima però dimostra di poter sensibilmente migliorare con il passare del tempo.
Il Pozzoferrato di Storchi, lambruscone coloratissimo, secco e pieno. Per chi ancora avesse dubbi sulle potenzialità del tanto bistrattato vino. Poi un cabernet riserva fruttato e potente.
I Timorasso di Claudio Mariotto, grassi e minerali. Il Pitasso, ma anche il Derthona.
Strepitoso il Sauvignon Volgar di P. Dipoli, uno dei migliori assaggi in assoluto, non aggiungo altro.
Cascina Gilli tutta la linea, e sottolineo l’ottimo rapporto q/p dei prodotti. La malvasia Gilli poi dovrebbero commercializzarla in fusti refrigerati da 5 lt con cannuccia e spallacci per portarla in giro.
Singolare ma piacevole la nuova nosiola Fontanasanta di Foradori, vinificata e affinata in anfora, naso dolce (misteri della macerazione…) e bocca garbatissima. Buoni e diversissimi i due nuovi teroldego, anch’essi vinificati e affinati in anfore, dove la differenza tra i due vini è solo il vigneto, e bevendoli uno dopo l’altro è impensabile non rimanere stupiti dalle differenze (miracoli del terroir...).
I vini di Forti del Vento, nuova e valida realtà ad Ovada.
San Fereolo, l’ennesima conferma. Se mai ce ne fosse bisogno. Mi spiace solo di non aver potuto assaggire il Coste di Riavolo 2007, riesling in purezza in anteprima.
I verdicchio di Natalino Crognaletti: Vigna delle Oche Superiore 2009 da incorniciare. Riserva 2007 da nascondere in cantina.
I vulcanici aglianico della brava (e bella!) Sara Carbone e il singolarissimo metodo classico di Cinque Campi: spergola con un piccolo saldo di moscato giallo, macerazione di 12 giorni e 4 anni sui lieviti. Buono? Non so, a me è piaciuto. E poi Vanni è simpaticissimo.
Insomma, ho assaggiato tanto e tanto altro avrei voluto provare. Il tempo è tiranno purtroppo e in sette ore di più non ho saputo fare. In compenso ho incontrato tanta bella gente: amici di blog vecchi e nuovi, produttori, ristoratori o semplici appassionati. Tutti con il sorriso sulle labbra.
L’ultimo grazie è per Gigi, amico prima ancora che fido enotecaro.
Ci vediamo a Genova nel 2012  prima della fine del mondo, spero…

martedì 31 maggio 2011

Oggi scrivo: Giuliano Pisapia sindaco di Milano

Neanche lui credeva potesse andare così bene.
Che sia la volta buona?
Io ci spero, e magari inizio anche a crederci...
Intanto spolvero la bandiera rossa.

Adieu Moratti!

lunedì 30 maggio 2011

Oggi scrivo: Luigi Boni e lo shopping

Doveva essere una toccata e fuga.
Ero già daccordo con Ambra: andiamo dal Luigi, prendiamo qualche boccia per me e per tua mamma, poi facciamo un salto al caseificio Santa Rita a prendere un pezzo di turbo-parmigiano che mercoledì ci sono gli amici a cena, subito dopo torniamo a Pavullo a giare i negozi fino a chiusura.
Come al solito l'imprevisto è sempre dietro l'angolo: questa volta Luigi aveva voglia di chiacchierare così, tra un bicchiere Tisbrino 2007 (frizzante sui lieviti) e un eccellente malbo gentile vendemmia tardiva, è finita che quando abbiamo preso il vino il caseificio era chiuso e i negozi anche.
E pensare che il giorno dopo (ieri) ci sarebbe stato Cantine Aperte...
Ma è stato un bel pomeriggio e l'infinita pazienza del mio amor le ha lasciato il sorriso sulle labbra.
Anche senza shopping.

martedì 17 maggio 2011

Oggi scrivo: Tenuta San Pietro e Gavi

Oggi ho accompagnato Gigi a visitare la Tenuta San Pietro vicino a Tassarolo (Gavi).
Tecnicamente l'ho accompagnato ieri, visto che sto scrivendo alle quattro di mattina. Ha degustato i loro vini a "è forte questo Gavi"  decidendo di proporli in enoteca.
E' stata una giornata piacevolissima, intanto per la gentile accoglienza di Giusi presso la tenuta che, reduce da una serata con più di 200 persone è riuscita a dedicarci due ore del suo tempo a cavallo del mezzodì, accompagnandoci nella degustazione di tutta la loro produzione.
Dal 2004, mi dice Giusi, sono in conversione biodinamica.
Spesse volte si confonde la viticoltura biologica/biodinamica con vinificazioni più o meno estreme che danno vini di non semplice lettura. Le bottiglie di Tenuta San Pietro sembrano fatte apposta per smentire l'equazione del caso. Sono vini molto puliti, classici e tecnicamente ineccepibili.
Tre i Gavi proposti: il San Pietro che è il prodotto base, frutto di un blend di varie vigne, il Mandorlo che deve il suo nome alla pianta che domina una vigna quarantenne molto ben esposta, questi due vinificati ed affinati sur lie per qualche mese in acciaio. A completare la gamma dei bianchi c'è il Gorrina che, a dispetto del suo essere un vino "naturale" (?) ha un'impostazione stilistica moderna, ben definita e mirata: da una vecchissima  vigna addirittura pre-filossera nasce un Gavi che fermenta e matura in barrique francesi nuove per un tempo che può arrivare a due anni. Paradossalmente è il vino che mi ha convinto meno, manca di naturalezza e tipicità che negli altri vini è la carta vincente. Ma son gusti, si sa. E gli amanti del genere apprezzeranno.
Fanno anche tre rossi (buoni), ma adesso fa caldo e ne parleremo più avanti.
Dopo gli acquisti abbiamo salutato Giusi e ci siamo fermati a mangiare un boccone prima di tornare a casa, giusto due focaccine in un baretto li vicino. Neanche a farlo apposta avevano una vetrinetta con una selezione dei vini della zona, proposti ad un prezzo concorrenziale imposto dalle aziende consorziate, iniziativa davvero pregevole: un'altra cassa di bottiglie miste è finita sul furgone.
Prima di rimetterci sulla via di casa abbiamo fatto un'ultima tappa che voglio segnalare: l'azienda agricola Speciale in via Gavi - Loc. Tagliate n.1 a Tassarolo. Formaggi fatti esclusivamente con il latte delle loro capre. Dalla ricotta al primosale, fino ad arrivare a prodotti più stagionati da brividi.
E già non vedo l'ora di tornare.

Alla prossima!

martedì 10 maggio 2011

Oggi scrivo: Super Whites, Milano 2011

Ho saputo di Super Whites solo ieri mattina grazie al blog di Alessando Marra Stalci di Vite. Ecco come è andata.
1a premessa: ho perso il libricino con gli appunti sui vini degustati*, ci provo lo stesso, andrò a memoria.
2a premessa: l'annata. La maggior parte dei vini era proposta nell'ultima vendemmia e, spesse volte, si trattava del 2010. Francamente io, appassionato ma poco avvezzo alle degustazioni seriali, ho avuto difficoltà a "leggere" vini secondo me troppo giovani.

Si parte: stampati nella meoria nonostante tutti i calici prima e dopo sono il pinot grigio 2006 Sialis (non era in programma) di Franco Terpin, davvero un mondo a parte; tutta la batteria de La Castellada, anche questa del 2006, con un plus particolare per il friulano, eccellente anche la ribolla macerata due mesi e affinata in legno grande; Roncùs Vigne Vecchie 2007, da brividi. In degustazione c'erano anche annate più vecchie che non sono riuscito ad assaggiare.
Altri vini che mi sono piaciuti: Zidarich, Venica & Venica, Castello di Rubbia, il Segrè (sauvignon) de Il Castello di Spessa, il Vignis di Siris di Mario Drius e altri di cui, purtroppo, ho scordato i nomi.
Location patinata e servizio impeccabile. 15€ ben spesi.

*: sto seriamente pensando di adottare l'antiestetica e odiata pratica dello "sputo", altrimenti, per quanto poco vino si beva ad ogni assaggio, la degustazione diventa davvero dura.
Qualcuno potrebbe suggerirmi di bere meno.
Bene, quest'ipotesi non è contemplata.

giovedì 5 maggio 2011

Oggi bevo: Barbera d'Alba Bric Loira 2000 - Cascina Chicco

Devo ringraziare Luigi per questa bottiglia.
E' successo che, tra una chiacchierata e un'altra (in rete, ovvio...) ci siam mandati un paio di bottiglie da provare. E per sbaglio, al posto di un dolcetto, è arrivata lei: Bric Loira 2000, una barbera di Cascina Chicco. Vino di cui ignoravo l'esistenza (come di moltissimi altri, per giunta) ma che si è rivelato una piacevolissima scoperta.
La rete mi dice che il Bric Loira fa 12 mesi di legno piccolo ed ha un palmares di tutto rispetto, meritato direi.
Vendemmiata nel 2000 e imbottigliata 10 anni fa, mica poco. Dal colore non diresti, che è ancora compatto e vivo, un bel rubino brillante scuro il giusto. Appena appena sull'unghia becchi un riflesso che tira al granata. Il naso racconta un vino maturo e affascinante, morbido e dolce, ricco di spezia, tabacco, liquirizia, fiori secchi e sbuffi eterei, echi di frutti neri. Profondo e suadente. Quel che una volta doveva essere un legno forse ingombrante adesso è grazia ed eleganza, miracoli del tempo.
Il sorso è ancora saldo e di buona struttura, il tannino è morbido, plastico, e l'acidità della barbera è ben presente a bilanciare la morbidezza data dagli anni.
Buona, non c'è che dire.
Grazie Gigi.

mercoledì 4 maggio 2011

Oggi scrivo: E' forte questo Gavi.

Se domenica prossima -8 maggio 2011- non avete in programma nulla una valida proposta può essere quella organizzata a Gavi da Golden Gavi, associazione che riunisce 10 produttori del famoso vino.
Ci sarà modo di assaggiare la vendemmia 2010 e, credo, anche vini più ambiziosi che si giovano di riposo e affinamento più lunghi. Per l'occasione, in concomitanza con Gavi Città Aperta, saranno aperti i più importanti palazzi comunali al pubblico.
Il costo dell'ingresso alle degustazioni è di 10€, con annesso bicchiere di ordinanza.
Io purtroppo non ci sarò, se qualche avvinazzato che capita su queste pagine facesse un salto mi aspetto due righe qui sotto.
Alla prossima.

martedì 3 maggio 2011

Oggi scrivo: Gatullo e la brioche.

Giorni fa, in una grigia mattinata milanese, sono stato a far colazione da Gatullo.
E mentre mangiavo la brioche ai mirtilli mi son sentito, per due minuti, in pace con il mondo.

venerdì 29 aprile 2011

Oggi bevo: Ororosso 2007 VSQ Emilia Rosso IGT - Girolda

Stavo osservando la bottiglia quando da dietro al banchetto un signore mi dice "questo è meglio del Dom Perignon, non ci crede?" ed io, imbarazzato rispondo "mah, non saprei...".
Avrei voluto (dovuto?) rispondergli: "mi scusi, ma che c'azzecca un lambrusco con uno champagne, bolle a parte?". Perché di lambrusco si tratta: le varietà non le ricordo, vendemmia 2007, rifermentato in bottiglia sui suoi lieviti da agricoltura bio. In retro-etichetta dicono che -si conserva e matura fra i tre e gli otto anni-, premesse interessanti.
Stasera curioso stappo.
Lo dico subito: agli otto anni questa bottiglia non ci arriva, ma neanche a spingerla. La spuma è svelta a sparire e lascia il posto ad un vino dal colore rosato carico (tipo una schiava, per capirci), ma poco vivace e luminoso, quasi spento. E non centrano i lieviti in sospensione...
Il naso è di piccoli frutti, già caldo e maturo, in fase calante.
La bocca si riprende un po' grazie ad un'acidità ancora viva, un corpo sottile accompagnato da una carbonica piacevole ed equilibrata, pecca però al gusto che sembra sparire a metà palato lasciando poco o niente dietro di se.


Forse è una bottiglia sfortunata e tutto sommato si fa bere comunque, ma di lambruschi ne ho bevuti di migliori.

venerdì 22 aprile 2011

Quando Gigi ti dice di assaggiare una nuova bottiglia non puoi dirgli di no.
E' uno sporco lavoro, ma qualcuno deve farlo.
Barbera d'Asti Superiore da Nizza Monferrato, prodotta e imbottigliata dall'azienda Ivaldi Dario.
Barbera, dicevamo: il millesimo di riferimento è il 2007, annata calda e mr. Ivaldi la interpreta bene. Il vino è scuro e pigmentato, l'impressione guardandolo è che l'estrazione sia notevole, naso caldo e dolce, di frutto e spezie, indice di uve sane e mature, l'affinamento in legno (grande, credo) ne impreziosisce i tratti. Il sorso è coerente e preciso, l'acidità tipica della barbera passa in secondo piano (ma non latita) rispetto ad una morbidezza mai stucchevole ed equilibrata, il tannino si avverte piacevolmente in chiusura, anch'essa discretamente lunga.
In sostanza una barbera di buona fattura, ottima interpretazione dell'annata e molto piacevole.
Moderna (?) con garbo. Il prezzo non lo conosco, ma sono sicuro che Gigi lo dirà nei commenti, vero?

P.S.: un plauso personale per l'etichetta, che mi piace molto.

venerdì 15 aprile 2011

giovedì 14 aprile 2011

Oggi bevo: Bolgheri rosso DOC 2007 - Michele Satta

Diciamo che Bolgheri non è in cima alla mia top ten delle zone viti-vinicole da sogno. L'ho sempre associata all'idea di vino legnoso e costoso, spesse volte privo di personalità e di scarsa piacevolezza.
Poi ti capita tra le mani 'sto Bolgheri rosso, nemmeno superiore che è tutto tranne che prevedibile e ruffiano.
Che è scuro, ma nemmeno troppo ed ha questo naso quasi rustico, con delle sbuffate vegetali di una freschezza disarmante. C'è il frutto ma non è surmaturo, e si il legno, ma discreto e ben dosato.
Il sorso non tradisce: tanto sapore, ciccia il giusto, freschezza a go go (che se pensiamo a quanto è stata calda l'annata...).
Lo fa Michele Satta, sul sito è il vendita a 20€.

martedì 12 aprile 2011

Oggi bevo: Voltraio IGT 2006 - Acquabona

Sarà il caldo anomalo di questi giorni, ma non è che questa boccia mi ha fatto impazzire.
Per dire, al naso è la ciliegia che domina: in confettura e sotto spirito, poi ci sono tutte le sfumature dell'affinamento in legno piccolo. Manca di freschezza, ecco.
Il sorso è sostanzioso, anzi. C'è polpa e materia, ma non c'è dinamica e alla lunga stanca.
Ai miei commensali è piaciuto. Io, in questo momento, cerco altro.
Lo fa Acquabona sull'isola d'Elba: merlot, syrah e sangiovese. Mi pare costasse 14 o 15 € in cantina l'anno scorso.

giovedì 31 marzo 2011

Oggi bevo: Cruasè DOCG Perdomini - San Giorgio & Etna Rosso DOC 2006 - I Vigneri

Oggi sono povero di parole, non ho voglia di scrivere, il nocino dopo cena ha lasciato il segno.
Due righe sui vini bevuti ieri sera però vale la pena spenderle, non tanto per il Cruasè che francamente non ricordo. Colpa mia: la sete e la fretta han fatto finire la bottiglia prima ancora di entrare in empatia col vino, il fatto che sia finita in così poco tempo è comunque un buon segno.
E' andata meglio con l'Etna Rosso de I Vigneri, azienda-consorzio cult capitanata da Salvo Foti, testa di serie della nouvelle vague siciliana.
L'Etna Rosso è il vino base (?) de I Vigneri, le uve nerello mascalese e nerello cappuccio arrivano da diverse contrade, il mosto che ne deriva fermenta e matura in vasche di cemento. Bandito l'uso di lieviti, filtrazioni e qualsiasi operazione che non sia rispettosa del vino.
Pugno di ferro in guanto di velluto: ad una delicatezza che non diresti, dal colore ricco  di belle trasparenze ai profumi mai sopra le righe, contrappone una struttura (acidità e tannini) degna dei grandi vini piemontesi, con i quali ha delle indubbie affinità.
Sembra quasi banale sottolinearlo, ma bevendolo i pensieri corrono subito al vulcano, terra avara e difficile che marca il vino e la mente  in maniera indelebile.
C'è la spezia e il ferro, e un frutto scuro, e ancora l'Etna che torna prepotente con semplicità e purezza .
Prima o poi berrò anche il Vinupetra...
Costa 25€ in via Vigevano a Milano, che non sono poche ma spese bene.

P.S.: devo ringraziare Riccardo, l'amico più pirla che ho.

Alla prossima...

mercoledì 23 marzo 2011

Sabato abbiamo cenato, ma anche bevuto.

Capita che ogni tanto scrivo di un vino, magari non è il vino più buono del mondo e nemmeno vuole esserlo ma per un motivo o per l'altro finisce che mi piace. E' stato il caso dello Champagnino della cantina Bulli, ed è anche successo che Leonardo Bulli, il produttore del sopracitato vino, mi ha contattato per ringraziarmi: un giorno si è presentato a casa mia per conoscermi di persona, e lo ha fatto con la bellezza di 36 bottiglie di vino. Dopo l'imbarazzo iniziale è seguita una bella discussione, che è continuata nei mesi successivi via mail, diventando a suo modo un'amicizia. Mi ero promesso di ricambiare con una bella cena, l'acquisto di uno stoccafisso è stato l'imput necessario.
Ho iniziato a prepararlo mercoledì, uno sbattimento della madonna.
Però ne è valsa la pena, ecco il menù della serata: insalata di puntarelle condita con pesto di olive, capperi, acciughe e aglio, carciofi crudi a lamelle con pepe e sale pestati al mortaio e parmigiano di montagna stagionato 5 anni, torta salata con catalogna, capperi e stracchino.
E poi sua maestà il Bacalà alla Vicentina, servito rigorosamente con polenta (tra l'altro ottima).
Quattro giorni di preparazione e quattro ore di cottura, quindici minuti per mangiarlo.
Ed ecco cosa ci siamo bevuti:
Tisbrino 2007, Bon Luigi (ottimo rifermentato in bottiglia, chardonnay 90% e pinot nero, tappo a corona)
Brut 2006, Ca del Bosco (sempre eccellente, una garanzia)
Formigar 2008, Colterenzio (chardonnay, taglio moderno senza forzature, piacevole ma non indimenticabile)
Cabanon Blanc 2005, Cabanon (sauvignon, timbro minerale, a me è piaciuto molto)
Terre Alte 2008, Livio Felluga (tappato porcaputtana)
Zemiano 2008, Bon Luigi (lambrusco con saldo di barbera, rifermentato in bottiglia e degorgiato)
Sottosera 2007, Fausto Andi (barbera da vendemmia tardiva, 16° e 40g/l di zucchero residuo consistenza e piacevolezza da brividi)
Povere di Ippocrasso (vino aromatizzato alla cannella e allo zenzero, che dopo tutto il resto ci stava anche)
Gran serata, mi sono davvero divertito. Tenuto conto della quantità di vino che ho bevuto devo dire che ho tenuto botta bene.
Ecco, queste due righe per ringraziare tutti: Ambra, Brunella, Simona, Leo e Ricky.
Alla prossima cena!

giovedì 17 marzo 2011

Oggi scrivo: del weekend passato.

La convivenza porta inevitabilemte ad una più accurata gestione del magro bilancio familiare, va da se che la frequenza dei week end a sfondo enogastronomico viene ridotta drasticamente.
L'occasione è stata la scadenza imminente di una notte in agriturismo in regalo che stava a prender polvere in casa da più di un anno, e siccome buttarla via pareva peccato abbiamo deciso di sfruttarla e partire a costo di sfidare le bollette.
Venerdì pomeriggio, dopo il lavoro siamo partiti per l'agriturismo Cà Penelope, in quel di Gorzano, a 3 Km da Maranello. La scelta del posto è stata dettata dalla vicinanza con Pavullo, seconda meta della gita.
E si è rivelata scelta assai felice: la struttura è facilmente raggiungibile e molto carina, un casale ristrutturato in stile rustico, molto accogliente, con fattoria didattica, animali (oche, galline, asini, cani, gatti e una mucca), colture di ortaggi e frutta, produzione propria di confetture e altre leccornie. La sera abbiamo cenato li per 20€ a testa (bere a parte): un antipasto molto semplice composto da tre assaggi di frittata, ritagli di mortadella e prosciutto conditi e parmigiano con aceto balsamico; lasagne alla bolognese (dalla pasta davvero buona) e crescentine integrali (per dire, io preferisco quelle normali) con salumi, formaggi e verdure in pinzimonio; per finire una fetta di torta con crema al caffè. Ci abbiam bevuto su un ottimo lambrusco senza solfiti aggiunti di Luciano Saetti, proposto al tavolo per la commovente cifra di 11€. Cena casereccia e semplice ma molto buona, davvero.
Provati dalla giornata e sazi dalla cena siamo andati a dormire.
Sabato mattina: sveglia alle 8 e colazione a base di biscotti e torta fatti in casa, fette biscottate con burro e confetture, caffè, te, latte e succo di frutta. Tutto rigorosamente biologico e a Km zero.
Per la cronaca: il costo di una giornata a mezza pensione dovrebbe essere di 50€ a persona.
C'è anche un piccolo spaccio per golosi impenitenti, io ho comprato: sale integrale di Cervia (presidio Slow Food), tre bottiglie del già citato lambrusco di Saetti e un barattolo di golosissima marmellata di fragole che sta accompagnando le mie mattine.
Si parte per Pavullo, e siccome la vita di coppia è un compromesso per definizione, ho passato la mattinata a girar per le bancarelle del mercato e le vetrine di Pavullo tra scarpe e vestiti.
Il compromesso però prevede che se io passo la mattina tra scarpe e vestiti Ambra passerà il pomeriggio tra bottiglie e formaggi. Giusto, no?
Caseificio Santa Rita a Pompeano di Serramazzoni: il Parmigiano Reggiano all'ennesima potenza: biologico e di montagna con stagionature che arrivano ai 110 mesi. Se siete abituati al grana in offerta a 9.90 beh, non e' lo stesso fottuto campo da gioco, non e' lo stesso campionato e non e' nemmeno lo stesso sport (cit.).
Bon Luigi, vulcanica azienda che si destreggia con ottimi risultati tra vitigni autoctoni e franzosi, con una passione particolare per le bollicine.
Tra lambruschi e crescentine, borlenghi e parmigiano siamo arrivati alla fine.
Un bel week end, e questo è quanto.
Al prossimo giro si fa un salto da GP, e magari anche dal mio omonimo...