giovedì 31 marzo 2011

Oggi bevo: Cruasè DOCG Perdomini - San Giorgio & Etna Rosso DOC 2006 - I Vigneri

Oggi sono povero di parole, non ho voglia di scrivere, il nocino dopo cena ha lasciato il segno.
Due righe sui vini bevuti ieri sera però vale la pena spenderle, non tanto per il Cruasè che francamente non ricordo. Colpa mia: la sete e la fretta han fatto finire la bottiglia prima ancora di entrare in empatia col vino, il fatto che sia finita in così poco tempo è comunque un buon segno.
E' andata meglio con l'Etna Rosso de I Vigneri, azienda-consorzio cult capitanata da Salvo Foti, testa di serie della nouvelle vague siciliana.
L'Etna Rosso è il vino base (?) de I Vigneri, le uve nerello mascalese e nerello cappuccio arrivano da diverse contrade, il mosto che ne deriva fermenta e matura in vasche di cemento. Bandito l'uso di lieviti, filtrazioni e qualsiasi operazione che non sia rispettosa del vino.
Pugno di ferro in guanto di velluto: ad una delicatezza che non diresti, dal colore ricco  di belle trasparenze ai profumi mai sopra le righe, contrappone una struttura (acidità e tannini) degna dei grandi vini piemontesi, con i quali ha delle indubbie affinità.
Sembra quasi banale sottolinearlo, ma bevendolo i pensieri corrono subito al vulcano, terra avara e difficile che marca il vino e la mente  in maniera indelebile.
C'è la spezia e il ferro, e un frutto scuro, e ancora l'Etna che torna prepotente con semplicità e purezza .
Prima o poi berrò anche il Vinupetra...
Costa 25€ in via Vigevano a Milano, che non sono poche ma spese bene.

P.S.: devo ringraziare Riccardo, l'amico più pirla che ho.

Alla prossima...

mercoledì 23 marzo 2011

Sabato abbiamo cenato, ma anche bevuto.

Capita che ogni tanto scrivo di un vino, magari non è il vino più buono del mondo e nemmeno vuole esserlo ma per un motivo o per l'altro finisce che mi piace. E' stato il caso dello Champagnino della cantina Bulli, ed è anche successo che Leonardo Bulli, il produttore del sopracitato vino, mi ha contattato per ringraziarmi: un giorno si è presentato a casa mia per conoscermi di persona, e lo ha fatto con la bellezza di 36 bottiglie di vino. Dopo l'imbarazzo iniziale è seguita una bella discussione, che è continuata nei mesi successivi via mail, diventando a suo modo un'amicizia. Mi ero promesso di ricambiare con una bella cena, l'acquisto di uno stoccafisso è stato l'imput necessario.
Ho iniziato a prepararlo mercoledì, uno sbattimento della madonna.
Però ne è valsa la pena, ecco il menù della serata: insalata di puntarelle condita con pesto di olive, capperi, acciughe e aglio, carciofi crudi a lamelle con pepe e sale pestati al mortaio e parmigiano di montagna stagionato 5 anni, torta salata con catalogna, capperi e stracchino.
E poi sua maestà il Bacalà alla Vicentina, servito rigorosamente con polenta (tra l'altro ottima).
Quattro giorni di preparazione e quattro ore di cottura, quindici minuti per mangiarlo.
Ed ecco cosa ci siamo bevuti:
Tisbrino 2007, Bon Luigi (ottimo rifermentato in bottiglia, chardonnay 90% e pinot nero, tappo a corona)
Brut 2006, Ca del Bosco (sempre eccellente, una garanzia)
Formigar 2008, Colterenzio (chardonnay, taglio moderno senza forzature, piacevole ma non indimenticabile)
Cabanon Blanc 2005, Cabanon (sauvignon, timbro minerale, a me è piaciuto molto)
Terre Alte 2008, Livio Felluga (tappato porcaputtana)
Zemiano 2008, Bon Luigi (lambrusco con saldo di barbera, rifermentato in bottiglia e degorgiato)
Sottosera 2007, Fausto Andi (barbera da vendemmia tardiva, 16° e 40g/l di zucchero residuo consistenza e piacevolezza da brividi)
Povere di Ippocrasso (vino aromatizzato alla cannella e allo zenzero, che dopo tutto il resto ci stava anche)
Gran serata, mi sono davvero divertito. Tenuto conto della quantità di vino che ho bevuto devo dire che ho tenuto botta bene.
Ecco, queste due righe per ringraziare tutti: Ambra, Brunella, Simona, Leo e Ricky.
Alla prossima cena!

giovedì 17 marzo 2011

Oggi scrivo: del weekend passato.

La convivenza porta inevitabilemte ad una più accurata gestione del magro bilancio familiare, va da se che la frequenza dei week end a sfondo enogastronomico viene ridotta drasticamente.
L'occasione è stata la scadenza imminente di una notte in agriturismo in regalo che stava a prender polvere in casa da più di un anno, e siccome buttarla via pareva peccato abbiamo deciso di sfruttarla e partire a costo di sfidare le bollette.
Venerdì pomeriggio, dopo il lavoro siamo partiti per l'agriturismo Cà Penelope, in quel di Gorzano, a 3 Km da Maranello. La scelta del posto è stata dettata dalla vicinanza con Pavullo, seconda meta della gita.
E si è rivelata scelta assai felice: la struttura è facilmente raggiungibile e molto carina, un casale ristrutturato in stile rustico, molto accogliente, con fattoria didattica, animali (oche, galline, asini, cani, gatti e una mucca), colture di ortaggi e frutta, produzione propria di confetture e altre leccornie. La sera abbiamo cenato li per 20€ a testa (bere a parte): un antipasto molto semplice composto da tre assaggi di frittata, ritagli di mortadella e prosciutto conditi e parmigiano con aceto balsamico; lasagne alla bolognese (dalla pasta davvero buona) e crescentine integrali (per dire, io preferisco quelle normali) con salumi, formaggi e verdure in pinzimonio; per finire una fetta di torta con crema al caffè. Ci abbiam bevuto su un ottimo lambrusco senza solfiti aggiunti di Luciano Saetti, proposto al tavolo per la commovente cifra di 11€. Cena casereccia e semplice ma molto buona, davvero.
Provati dalla giornata e sazi dalla cena siamo andati a dormire.
Sabato mattina: sveglia alle 8 e colazione a base di biscotti e torta fatti in casa, fette biscottate con burro e confetture, caffè, te, latte e succo di frutta. Tutto rigorosamente biologico e a Km zero.
Per la cronaca: il costo di una giornata a mezza pensione dovrebbe essere di 50€ a persona.
C'è anche un piccolo spaccio per golosi impenitenti, io ho comprato: sale integrale di Cervia (presidio Slow Food), tre bottiglie del già citato lambrusco di Saetti e un barattolo di golosissima marmellata di fragole che sta accompagnando le mie mattine.
Si parte per Pavullo, e siccome la vita di coppia è un compromesso per definizione, ho passato la mattinata a girar per le bancarelle del mercato e le vetrine di Pavullo tra scarpe e vestiti.
Il compromesso però prevede che se io passo la mattina tra scarpe e vestiti Ambra passerà il pomeriggio tra bottiglie e formaggi. Giusto, no?
Caseificio Santa Rita a Pompeano di Serramazzoni: il Parmigiano Reggiano all'ennesima potenza: biologico e di montagna con stagionature che arrivano ai 110 mesi. Se siete abituati al grana in offerta a 9.90 beh, non e' lo stesso fottuto campo da gioco, non e' lo stesso campionato e non e' nemmeno lo stesso sport (cit.).
Bon Luigi, vulcanica azienda che si destreggia con ottimi risultati tra vitigni autoctoni e franzosi, con una passione particolare per le bollicine.
Tra lambruschi e crescentine, borlenghi e parmigiano siamo arrivati alla fine.
Un bel week end, e questo è quanto.
Al prossimo giro si fa un salto da GP, e magari anche dal mio omonimo...

venerdì 11 marzo 2011

Oggi parto!

Weekend sull'appennino modenese tra lasagne, crescentine, parmigiano e tanto lambrusco!

lunedì 7 marzo 2011

Oggi bevo: OP Barbera Vigna La Vecchia 2009 - Le Cacce

La presi tempo fa dopo una degustazione, non perché fosse la migliore barbera assaggiata quanto perché era in effetti la più singolare. Se le altre bottiglie erano riconoscibili come barbera, ognuna con la sua peculiarità e con le dovute differenze, questa bottiglia sembrava ricordare più un sangue di giuda che altro, mi spiego meglio: aveva una carica fruttata e una dolcezza che poco avevano a che vedere con il resto della batteria. Questo con 14° dichiarati in etichetta.
Può voler dire molte cose, ma una è sicura: in vendemmia avevano delle uve della madonna.
Ieri l'ho stappata dopo un bel riposo in cantina, com'era prevedibile ha rifermentato e tuttavia non ha esaurito gli zuccheri. Comunque: materica e impenetrabile alla luce racconta di uva ricca e matura. La bocca ha polpa e frutto e dolcezza, una leggera effrervescenza ne alleggerisce la beva.
Buono? Si, ma assolutamente imperfetto. Mi piace immaginarlo come il vino del contadino che ringrazia il cielo per una vendemmia così generosa.
A suo modo tipico, tecnicamente (forse) sbagliato, ma comunque piacevole. Magari con una bella crostata.
Ne ho un'altra bottiglia, spero di dimenticarla almeno per un paio d'anni. Poi vi racconterò...

mercoledì 2 marzo 2011

Oggi bevo: Irpinia bianco DOC Campanaro 2009 - Feudi di San Gregorio

 Blend di greco e fiano, stappato al volo in un pranzo fugace e finito prima di dargli il tempo di esprimersi a dovere.
Assaggio che racconta un vino giovane con ancora tempo e modo di evolvere ma già buono adesso. Certo è di freschezze che ora gioiscono naso e palato, con la pesca bianca e l'agrume, il sorso morbido il giusto e dotato di una vivissima spinta acida e minerale. Se ha fatto legno l'ha fatto con estrema discrezione, ma sono propenso a credere che abbia fatto solo acciaio.
Bella bottiglia, lontana dalle morbidezze che han reso famosi i Feudi di San Gregorio negli anni passati e priva delle caratterizzazioni a volte molto personali tanto di moda oggi.
Unico neo il prezzo, che gira attorno alle 23€.