venerdì 29 marzo 2013

Oggi bevo: Il Maiuscolo OP doc pinot nero rosè 2010 - Fausto Andi

Nutro una simpatia particolare per Fausto Andi, tanto sognatore quanto concreto a Montù Beccaria in Oltrepo porta avanti con efficacia un progetto di cui il vino è solo una parte.
Tutta la sua produzione, vino e non, arriva da agricoltura biodinamica, coinvolge nel lavoro una comunità di recupero per disabili e porta avanti un'idea di sostenibilità con tenacia non comune.
Anche i vini mi piacciono, magari lontani dalla perfezione ma generosi e ricchi di carattere. Ricordo ad esempio una super barbera fatta nel 2007 con vendemmia a scalare che mi stregò. Oppure La Creatura 2004: un pinot nero vinificato in bianco (l'unico bianco) davvero buono.
Ma non tutte le ciambelle riescono col buco.
In questi giorni ho bevuto Il Maiuscolo 2010, il suo pinot nero rosè.
Non l'ho capito. Non mi è piaciuto.
Ora dovrei partire con un ragionamento su quello che mi aspetto da un rosato -e non per forza bisogna essere daccordo- parlando di bevibilità, fragranza, duttilità in tavola.
Il Maiuscolo targa 14,5° d'alcol che purtroppo si sentono tutti, sia al naso che in bocca. Ne esce un vino pesante, sfocato e poco armonico, difficile da bere e da abbinare a tavola. Può essere che l'idea di partenza fosse quella di fare una sorta di super rosato, magari da medio invecchiamento, il risultato comunque non cambia.
Pazienza, come dicevo prima non tutte le ciambelle riescono col buco...

Oggi bevo: Valtellina Superiore Grumello - Girogio Gianatti

L'unica pecca di serate come questa che sto per raccontare è una sola: la mattina devo alzarmi per andare al lavoro...
L'occasione è nata con l'apertura dell'Osteria del Dosso a Villasanta, all'interno del parco di Monza dove Marco Riva lavora e cura la carta dei vini.
Marco Riva con formaggi e affettati rigorosamente brianzoli
Tra i vini che ha selezionato ci sono i Valtellina di una piccola azienda, poco più di due ettari, sita nel comune di Montagna in Valtellina a pochi passi dal Castello di Grumello.
Marco ha convinto Giorgio Gianatti a scendere dalla valle per raccontarci i suoi vini.
Sempre sorridente e appassionato del suo lavoro. Timido e quasi ingenuo nel proporsi, parla poco e schietto. Ti racconta il suo vino con poche parole, parla di annate -se non è stata buona si fa il possibile ma non i miracoli-, di fermentazione e affinamento
I suoi sono vini di stampo tradizionale dove viene esaltato il nebbiolo di montagna, la chiavennasca.
Un rosso di Valtellina croccante (si dice?), schietto e onesto prodotto solo dal 2011 e il Grumello che fino a poco tempo fa era l'unica etichetta della cantina.
E il Grumello è buono vero. Te ne accorgi andando indietro negli anni, la differenza tra le annate in commercio, 2007 (+++)-2008 (++) e la 2004, tra l'altro non un'annata memorabile, di una profondità e un'eleganza da campione.
Oppure quando, a luci spente e per pochi aficionados, stappi un 1991. E dopo vent'anni di riposo la bottiglia finisce spannomatricamente in mezz'ora. Un vino dalla bontà siderale. Miracoli del nebbiolo.
Adesso scrivo di Gianatti perché i suoi vini erano il tema della serata ma il corollario è stato altrettanto interessante, provare per credere:
Ed ora i ringraziamenti: a Marco per primo che ha organizzato e permesso questa bella serata, A Giorgio Gianatti che ha portato i suoi vini apposta per noi, allo chef Roberto tanto simpatico quanto bravo e infine ai compagni di merenda Mauro, Damiano e Cristian (autore, che ringrazio, della pessima foto).

martedì 26 marzo 2013

OGGI BEVO: riesling 2010 - Kuenhof vs Kofererhof

Purtroppo il 2010 è stata un'annata minore, almeno così mi è parso di capire.
Resta il fatto che anche in annate minori i riesling in Italia che possono giocarsela con l'Alto Adige si contano su una mano.
Le etichette non hanno bisogno di presentazioni, Kuenhof e Kofererhof sono considerati tra i riesling più riusciti della regione, col plus di una costanza qualitativa notevole.
Il  Kaiton (Kuenhof) lo avevo già bevuto in passato, invece il vino di Kofererhof non lo avevo mai assaggiato.
E' stata una bevuta molto interessante: nonstante le aziende siano distanti l'una dall'altra una manciata di km i vini sono molto diversi tra loro.
Il Kaiton è paglierino chiaro e parte in quarta con la (sua) classica botta idrocarburica (leggi kerosene) che stordisce, alla lunga però risulterà un filo monocorde non svelando come ricordavo un frutto bianco e croccante, diverso il discordo per Kofererhof che invece mostra un naso più maturo, dominato da sensazioni di frutta gialla dolce e speziata. La vena minerale c'è, ma accompagna in sottofondo un insieme ben fuso e affascinante, pecca forse un po' in intensità.
Il Kaiton al sorso conferma un sorso da manuale: elettrico, dritto, secco, acido e dissetante. Molto buono. Kuenhof si presenta più grasso e meno aggressivo in bocca, l'acidità è meno evidente ma non meno ficcante e rinfresca alla grande il finale.
La tavolata ha apprezzato spazzolando allegramente le due bottiglie. Il Kaiton è stato preferito, non tanto perché più buono quanto per un naso più particolare e meno convenzionale (per i meno smaliziati). Io non ero al top per godermi fino in fondo i due vini, alla fine per me escono pari: con Kaiton fù amore a prima vista ma Kofererho sarà la mia amante.
Spero mi capiterà l'occasione di berli con almeno 5/6 anni di bottiglia, magari in annate giuste.
Sarebbero fuochi d'artificio...

mercoledì 20 marzo 2013

Oggi vedo: Il Grande Silenzio - Sergio Corbucci, 1968

Basato su un fatto realmente accaduto, verso la fine del 1800 a Snow Hill, cittadina nello Utah, un manipolo di disgraziati sui quali pendono taglie e condanne sono costretti alla sopravvivenza tra la neve dei boschi cercando di scappare dalle pistole di una banda di bounty killer senza scrupoli.
Uno dei capolavori di Sergio Corbucci, forse il più cinico e nero. Il contrasto fra il candore della neve e il pessimismo che permea l'intera pellicola ne fanno un western tanto anomale quanto grande.
Spaghetti western? Mah...
Spietato, disilluso, violento e tragico.
E poi il finale, mamma mia.
Fu girato un finale alternativo su richiesta della produzione: Corbucci lo girò talmente male che la scelta dell'autore fu praticamente obbligata...