lunedì 27 aprile 2009

Oggi scrivo: Gutturnio Festival.

Ieri sono andato con amici al Gutturnio Festival a Carpaneto, nel piacentino, manifestazione molto carina, dove una quarantina di produttori hanno presentato diversi campioni della denominazione e non, giornata che da un punto vista didattico ha purtroppo avuto scarsi risultati per 2 motivi: 1°è stata una giornata schifosa: pioggia e freddo che sembrava novembre, visto che i banchi d'assaggio erano all'aperto la temperatura dei vini ve la lascio immaginare. 2°: la suddetta compagnia. In che senso direte voi? Semplice, quando vado in questi posti con amici che, giustamente, hanno anche altri interessi (vedi mangiare) diventa un casino! Per farla breve, siamo andati in una trattoria dove ci siamo spazzolati 2 bottiglie più un altro mezzolitro sfuso (praticamente in 3), poi siamo tornati alla degustazione, che è finita in una bicchierata senza appunti sui vini ne foto da postare. Tra l'altro ho i postumi della bevuta sono stati considerevoli... Meno male che Ambra non si incazza e, soprattutto, guida!
C'è stato un episodio spiacevole però: al momento di andar via, quando stavamo acquistando qualche boccia da portare a casa è arrivata la finanza con fare arrogante ed intimidatorio. Ora, era palese che la manifestazione era a scopo puramente culturale e non lucrativo, che la maggior parte della gente che lavorava li erano volontari del paese, e che con i soldi degli scontrini della vendita delle bottiglie o degli ingressi nessuno si sarebbe comprato una villa in Sardegna, allora mi chiedo: ma la domenica pomeriggio non hanno niente di meglio da fare che scrivere verbali per stupidate del genere?
Ma prendi un bicchiere e bevi!!!!
Ad ogni modo, l'unico vino che ricordo in maniera nitida è il Vignamorello 2007 di La Tosa (anche perchè l'ho "assaggiato" almeno 3 volte...): fantastico, fruttato, elegante, estratto ma non pesante e nonostante i 15°. Poi ho preso 3 bottiglie di altre cantine, prossimamente su questi schermi...

venerdì 24 aprile 2009

Oggi bevo: Bonarda Rubiosa 2007 - Le Fracce


Oggi sveglia verso le due e venti del pomeriggio, giusto in tempo per I Simpson, colazione/pranzo con una caprese particolarmente azzeccata, doccia e poi fuori con Luisa, che di stare in casa non ne aveva proprio voglia.
Sarà stata la bella giornata, la primavera, o il giramento di balle causa la spesa di 20 euri per far recuperare le chiavi cadute nella tromba dell'ascensore che mi è venuta voglia di bollicine.
Detto fatto: sempre con Luisa al fianco mi fermo da Silvio e neanche a farlo apposta trovo in negozio Mr. Giorgi che sta presentando Fusion: un nuovo spumante mezzo metodo classico e mezzo charmant, sul banco poi c'erano: Franciacorta Saten 2005, Franciacorta Pas Dosè 2005, Franciacorta s.a. 25 tutti di Fratelli Berlucchi e Cellarius 2004 di Guido Berlucchi.
Evidentemente era destino...
Insomma, tra un calice e l'altro sono arrivate le cinque e Luisa che nel frattempo avevo tenuto buona a colpi di tarallucci pugliesi cominciava a spazientirsi.
Scendo in cantina cercando una bollicina da portare via ma mi ritrovo con in mano un fiano di Terredora e la bottiglia incriminata: Bonarda Rubiosa 2007 di Le Fracce (più una birra di cui parlerò più avanti...).
Versata nel bicchiere si presenta con una spuma vivace e colorata che si esaurisce in fretta, rubino scuro con riflessi porpora, molto colorata e poco trasparente, l'occhio è decisamente appagato.



Al naso è la frutta rossa che comanda, intensa e pulita, profumo vinoso, stuzzicante. In bocca il sorso è pieno ed appagante (13,5° e non si sentono!), leggermente tannico, con un'effervescenza piacevole e sottile che lascia la bocca pulita e soddisfatta. La morte sua è con i salumi secondo me, o con un bel risotto tipico della zona. Io l'ho magistralmente abbinata ad una pasta con gamberetti e zucchine. Nonostante ciò la bottiglia non è arrivata al secondo.
Pagata 6 euri tondi tondi, veramente ben spesi.

P.S.: mi scuso per l'infima qualità delle immagini, prima o poi mi deciderò ad imparare almeno i fondamentali della fotografia.

giovedì 23 aprile 2009

Oggi bevo: Chiaramonte Nero d'Avola 2006 - Firriato



Preso al Gigante di Assago sabato sera prima di andare a cena da mia sorella, dove poi è stato stappato e bevuto.
Un bel colore rosso rubino pieno, pulito e trasparente, me lo aspettavo più concentrato dai ricordi che avevo degli altri vini di Firriato. Nel bicchiere si muove con una certa agilità, disegnando belle lacrime sui bordi, glicerico ma senza eccessi. Al naso è caldo, con frutti rossi in evidenza, leggermente speziato.
Il sorso è scorrevole, anche qui frutta rossa, molto equilibrato e meno ruffiano di quanto mi aspettassi. Il sito dichiara un parziale affinamento in legno piccolo di 6 mesi.
Pagato meno di 7 euri, non li fa rimpiangere.

mercoledì 22 aprile 2009

Oggi scrivo: Goblin Pub

A Pasqua, mentre io e Ambra eravamo impegnati in durissime lotte con tortelli e arrosti di vari tipi a Pavullo nel Frignano dai suoi nonni, ci siamo imbattuti in due locali del paese che mi hanno fatto riflettere.
Nel primo ci siamo finiti per un aperitivo, verso le 7 di sera, ambiente molto carino, moderno e ricercato, bottiglie di vino ovunque e musica fighetta piuttosto alta. La lista: un elenco dei più blasonati e premiati produttori di tutta Italia, con ottime etichette certo, ma che onestamente trovo anche in un buon supermercato qui a Milano. Esempio: tutti gli AIA della Toscana, la sezione SUPERTUSCAN, Planeta per la Sicilia e via dicendo...
Quando ho chiesto cosa c'era al bicchiere la risposta della cameriera fù: "adesso abbiamo del nero d'avola, del cabernet e del prosecco millesimato e non." Quali non era dato saperlo.
Per farla breve optai per un anonimo prosecco accompagnato da una ciotola di arachidi e poi a casa di filata.
La sera invece avevamo appuntamento con Sara al GOBLIN PUB.
Visto che Sara, la cugina di Ambra, ha 16 anni mi aspettavo un pub pieno di ragazzini sbronzi e casinari, e stanco com'ero la prospettiva non era delle migliori. Invece mi son trovato in un bel pub con gente di tutte le età e bella musica.
Ma il meglio è arrivato dopo, quando la cameriera ha portato la lista: una monumentale carta con una decina di birre alla spina (tra cui Fantome e Cantillon!!!!) e più di 250 in bottiglia, con a fianco tutte le indicazioni utili per orientarsi al meglio. E una sezione in fondo con i formati grandi e di diverse annate!
Chiacchierando salta fuori che le etichette fuori lista sono altrettante, a seconda della stagione e delle chicche che Umberto riesce a scovare in giro, che con la Brasserie Cantillon hanno fatto una birra insieme: la Don Quichotte (credo si scriva così...), preparata con uva americana di Pavullo, che anche lui è motociclista e altro ancora.
Nel frattempo ho scolato in sequenza: Duvel in bottiglia da 75 (con Ambra a farmi da spalla), pinta di Jubilator (scura tedesca 7,5°) e un calice di Gueuze Cantillon.
Con la promessa di rivederci e di un futuro giro in moto ci siamo salutati, e un pò sbronzo e molto contento sono tornato a casa.
Ecco: quando si dice metterci passione e quando no.

Oggi bevo: Sugano Cabernet Franc 2005 San Simone


Bottiglia scovata qualche mese fa da di Bianco e Rosso, la mia enoteca di fiducia.
Stappata domenica a pranzo in occasione del compleanno di un'amica.
Ora, io non è che conosca molto bene il Cabernet Franc, anzi, a memoria è forse il primo che assaggio in purezza. Mi aspettavo le caratteristiche note verdi tipiche del vitigno, ma francamente più che verdi qui mi son sembrate proprio acerbe!
Vedrò di recuperare a breve un'altra bottiglia e di farmi un'idea più chiara con magari scrivere qualche nota in più.
Qua sotto cipincollo la scheda dal sito del produttore (che tra l'altro fa ottimi prodotti a prezzi veramente onesti), l'unico materiale che sono riuscito a recuperare in rete.
Ultima nota, il prezzo: a memoria tra i 5 e i 6 euri dal Silvio (altri non è che l'enotecaro della suddetta enoteca).

Zona di produzione: Pianura di origine alluvionale in Friuli-Venezia Giulia nella zona orientale delle Grave in comune di Porcia, località Rondover. Nella mappa catastale il terreno, da cui provengono le uve di questo Cabernet franc, è denominato Sugano.

Vigneti: La qualità delle uve è garantita da una forma di allevamento a cordone speronato e da 4000 piante per ettaro. La produzione è di circa 80 ql/Ha.

Vinificazione: Le uve Cabernet franc in purezza vengono raccolte, a seguito di una accurata selezione, a fine settembre al giusto punto di maturazione.
La vinificazione in rosso è termo-controllata (26-28°C) con macerazione delle bucce per circa 15 giorni. A fine fermentazione alcolica il vino si affina in serbatoi d'acciaio per circa 6 mesi.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Il profumo è caratteristico, spiccatamente erbaceo e minerale, fonde sensazioni fruttate e vegetali. Il ventaglio olfattivo spazia dalla frutta a bacca rossa, come il ribes, la mora e la marasca al vegetale del peperone. In bocca è corposo, intenso, vegetale e mostra una freschezza ben fusa con le note morbide. Lungo e persistente nel finale, conferma le sensazioni olfattive.

Abbinamenti: ottimo con carni fredde, arrosti, selvaggina. Il suo sapore pieno si armonizza perfettamente con i formaggi stagionati. Servire a 18-20°C.

sabato 18 aprile 2009

Oggi bevo: Franciacorta Il Mosnel Saten 2004 e Chianti Fiorino del Casato 2005 Fiorino del Casato.

Rubino spento tendente al granato piuttosto trasparente, naso tenue e confuso, bocca scialba e anonima.
La bottiglia mi è stata regalata al compleanno, da un amico squattrinato che probabilmente l'ha fregata dalla cantina di papà, non conosco l'azienda ne il vino e non so se la bottiglia è stata conservata male.
Comunque una bevuta che dimenticherò in fretta.

Meno male che stamattina verso mezzogiorno sono passato dal mio enotecaro di fiducia e mi ha offerto 2 calici di di Franciacorta Saten 04 de Il Mosnel.


48 mesi (credo) sui lieviti, giallo paglerino con riflessi dorati, perlage finissimo (pressione in bottiglia molto bassa, anche rispetto al disciplinare secondo me).
Naso un pò evoluto, affascinante, bocca morbida, con un'effervescenza delicatissima e carezzevole, morbida ma non molle (forse un pò alcolica, spara comunque 13° in etichetta) dal legno ben integrato, piena ed equilibrata.
Uno stile che mi piace, non c'è che dire, assolutamente un vino da accompagnare al cibo.

E adesso vado a fare un giro in moto con la mia bella, che una giornata così in casa è sprecata.
Alla prossima!

venerdì 17 aprile 2009

Oggi guardo: Gran Torino.

Ieri sera Ambra, la ragazza che con amore mi sopporta, mi ha portato al cinema. Mi ha portato perchè il mio stipendio dal 10 (giorno di paga) ad oggi che è il 17 non si è ancora visto...
Bè, siamo andati al nuovo UCI CINEMA ad Assago, bello e poco affollato (ma solo perchè appena aperto) dopo che al medusa di Rozzano (13 sale!) non c'era nulla di interessante. La scelta è caduta obbligatoriamente su GRAN TORINO.
Obbligatoriamente non tanto perchè gli altri film mi fossero piuttosto indifferenti quanto perchè se ami il cinema un nuovo film di Mr Eastwood non lo puoi mancare.
Qualcuno ha scritto che è come un buon vino, col tempo migliora. Sagge parole.
Eastwood da vita ad un uomo al crepuscolo, amareggiato ed incazzato con il mondo; un mondo che a parte la moglie ormai morta ed il suo cane no gli ha dato nulla, troverà il riscatto e la salvezza dove non si sarebbe mai aspettato.
Il film è il dipinto di una realtà americana di provincia che potremmo idealmente trovare nella casa affianco alla nostra, tocca temi importanti come il razzismo, la vita e la morte, il rispetto e l'amicizia, spesso strappando un sorriso, con la cosapevolezza e la mano che è solo dei grandi.
Gran film.

giovedì 16 aprile 2009

Oggi bevo: Cantillon Saint Lamvinus.

Ieri è stata una veramente una giornataccia, non stò a spiegarvi il motivo, ma tant' è.
Finite le mie 8 ore di lavoro, alle 15.30 ero a casa, passeggiata con Luisa (il mio cane). Tornato indietro, annoiato e un pò giù son finito in cucina ingannando il tempo facendo una torta salata con zucchine, cipolle, speck, pecorino fresco e zola. Insomma, ho svuotato il frigo dagli avanzi, e il risultato non è stato niente male.
Può succedere mentre prepari una torta salata alle 5 del pomeriggio che ti venga una fame non indifferente, sopratutto se il panino che fù il tuo pranzo alle 11.30 era già nello stomaco... Ragion per cui tra un'oliva e un pò di zola sono andato in camera e ho trovato la bottiglia in questione: una Cantillon Saint Lamvinus.


Per chi non lo sapesse la Saint Lamvinus non è un vino ma una birra, e che birra!
Qualche accenno sul produttore: si tratta di Cantillon, un birrificio belga (dove tra l'altro ha sede un bellissimo museo della birra) nato ai primi del 900 a conduzione familiare e assolutamente artigianale. Le birre sono inconfondibili, sono tutte di tipo lambic, gueuze, faro e kriek. Sono tutte birre a fermentazione spontanea (senza aggiunta di lieviti esterni: la fermentazione parte per la presenza in loco di lieviti presenti nell'aria), probabilmente il metodo più arcaico per fare la birra.
La St Lamvinus è fatta mettendo a macerare in una base Lambic di due o 3 anni di invecchiamento uva Merlot e Cabernet Franc proveniente dalla Francia, successivamente viene imbottiglia con un'aggiunta di liquore che farà partire un'ulteriore fermentazione in bottiglia.
Il risultato è spiazzante per chi è nuovo a questo tipo di birra, senza dubbio estremo e poco canonico, almeno qui in Italia. Una volta stappata (tappo in sughero monopezzo riportante l'anno di imbottigliamento!!!) e versata ne bicchiere si presenta rosa scuro tendente al bruno, leggermente torbida, con una spuma bianchissima quanto evanescente e un perlage finissimo ma vivace. Portando il calice al naso bisogna essere preparati: le note acide dovute alla fermentazione spontanea sono forti e caratteristiche, qui stemperate dall'uva macerata che le dona sfumature fruttate e vinose veramente affascinanti.

Anche in bocca l'acidità fa da padrone, ma non disturba, anzi stimola la salivazione ed invita al secondo sorso in men che non si dica, e il tenore alcolico di 5° non fa che aiutare. Secca ma senza eccessi lascia la bocca pulita, con un retrogusto fruttato che non si fa dimenticare in fretta.
Gran birra, dalla beva straordinaria e molto dissetante. Da provare.
Ultima nota il prezzo: 14€ sullo scaffale di A TUTTA BIRRA a Milano, non è poco ma li vale.
Prosit!

Oggi scrivo.

Bene, si parte.
Visto che l'inizio è la parte più difficile comincio con la più semplice: mi chiamo Gabriele Ferrari, ho 30 anni e abito nei pressi di Milano, faccio un lavoro che non mi piace ma che mi da da mangiare, e mi permette, ogni tanto, di bere qualche buona bottiglia. Di questo (ed altro...) scriverò nel blog.
Doverosa premessa per il malcapitato lettore che dovesse imbattersi in queste pagine: non sono sommelier, non ho mai fatto nessun corso su tecniche di degustazione e non faccio parte di nessuna associazione particolare e l'unica rivista di settore che leggo ogni tanto è IL MIO VINO, non che ne vada matto, ma capita che un amico enotecaro me ne passi qualche copia. Quest'anno ho anche preso la mia prima guida dei vini: quella dell'Espresso curata da Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, sono convinto sia stato un ottimo acquisto.
Mi piace bere bene e sapere cosa bevo, spignattare in cucina con dubbi risultati e guardare qualche buon film quando posso.
Gli appunti che seguiranno vanno quindi presi per quel che sono, ben vengano critiche, suggerimenti e quant'altro sia utile alla crescita di ognuno, me per primo.