Stamattina sono andato a pranzo da mammà.
Minestrone, fagioli borlotti con cipolle, un pezzo di pecorino e una vagonata di porcini fritti. E da bere?
Francamente, credevo si fosse salvata una o due bottiglie di spumante dalla festa di domenica per i 90 anni di mia nonna (AUGURIII!), ma sbagliavo clamorosamente, il frigo era desolatamente vuoto, tranne che per questa bonarda della Cantina di Casteggio.
Che ha fatto egregiamente il suo lavoro.
L'abbiamo bevuta senza troppe cerimonie e, a bottiglia finita, abbiamo commentato che in effetti non era mica male, anzi! Un vino da tavola, nel senso più alto del termine: accompagna un pasto e stuzzica il palato, non diventa mai protagonista ma si fa bere con piacere. Non ha la struttura di altre bonarde della zona (penso alla Rubiosa di Le Fracce o al Cresta del Ghiffi di Agnes) ma è equilibrata, facile e piacevole comunque.
Poi guardi lo scontrino e vedi che l'esborso per questa bonarda è stato di euri 3.30 (in cantina), sorridi soddisfatto e passi al caffè.
2 ore fa
ESATTO..."SI FA BERE CON PIACERE", NON TUTTI I GIORNI SI POSSONO FARE VOLI PINDARICI DA ENOSTRIPPATI, TORNIAMO UN PO'ALLA REALTA', AL PIACERE DI BERE UN BUON BICCHIERE SENZA PENSARE TROPPO.CIAO MUGELLESI IVANO
RispondiEliminaIl concetto è proprio questo Ivano, vini che non diventi matto ma che ti fan star bene, che spendi poco e sei molto contento. Vini che a ben cercare si trovano sempre, io ho la fortuna di avere mamma e papà che abitano in oltrepò pavese, li basta fare una passeggiata in motorino, entrare in una cantina e mettere tre bottiglie nello zaino. Ce n'è per tutti. Dai turborossi da concorso alla bonarda dell'articolo. Ma anche bolle mica male dal rapporto Q/P eccellente, e penso a Ca del Ge.
RispondiEliminaPoi oggi si fa giustamente un gran parlare di bevibilità e ritorno a dimensioni più umane del vino, ecco, anche io do il mio piccolo contributo.