Quando non so cosa bere mi girano le balle. Divento insofferente, passo le bottiglie e le scarto per i più svariati motivi (il più gettonato è perché una volta bevute, non ci sono più...), finisce che stappo una birra. Ecco, martedì scorso era un giorno di questi, così ho preso la drastica decisione: pesco a caso e quel che esce esce.
Sperando di non beccare l'unica bottiglia di Coulee de Serrant o il Barbaresco Riserva di Roagna ho infilato la mano in una cassa e ho tirato fuori l'Inferno Riserva 2003 di Pietro Nera, una delle cantine più grandi (la più grande?) di tutta la Valtellina.
E' un regalo di mio cugino Paolo, tornato dalle vacanze, appunto, in Valtellina.
Annata calda il 2003, ero in effetti curioso.
Bello il colore: un rubino granata limpidissimo e carico di riflessi, molto elegante alla vista. Mosso nel calice il vino lascia tracce gliceriche sottili e trasparenti, ma compatte e ben adese al vetro.
Il naso non è male ma non fa scintille, è di buona intensità e dal timbro caldo e balsamico, il frutto (ciliegia o marasca) è maturo e quasi sotto spirito, qualche accenno terroso, comunque elegante e composto, manca però il guizzo minerale delle rocce valtellinesi.
In bocca è di buona struttura, non opulento e piuttosto scorrevole, di ottima acidità e dai tannini levigati e morbidi, torna la ciliegia al gusto. Il finale non è lunghissimo ma piacevole.
Boh, magari l'annata calda non ha giovato a questa bottiglia, che sia chiaro è comunque un bel bere, ma io preferisco altre espressioni dei nebbioli di montagna, tipo questa.
2 ore fa
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