Nonno Palmo una volta mi ha detto: per bere il vino di Pavullo bisogna essere in tre: due che tengono il terzo che beve.
L'uva tosca era un'uva molto comune da quelle parti, proprio per il suo adattarsi bene all'alta collina. Certo i risultati non erano indimenticabili, vini bruschi, acerbi e scontrosi. Oggi viene utilizzata soprattutto in uvaggio con altri vitigni per dare freschezza e sapidità.
Ma rimane un'uva tipica e tradizionale del Frignano e Luigi Boni ha pensato di ridarle dignità vinificandola in purezza.
Rifermentazione in bottiglia e tappo a corona, disponibile anche in versione degorgiata.
Va da sé che ho scelto la prima.
Il risultato è un non-lambrusco rosa corallo (puoi lasciare il vino sulle bucce due settimane, il colore non cambia) di grande lucentezza. Spumeggia nel calice che è un piacere vederlo. Naso minimal di fruttini rossi (ribes e lampone) e sorso segnato da una grande freschezza, enfatizzata dalla carbonica copiosa.
Gastronomico, goloso e genuinamente emiliano.
7 ore fa
Gastronomico è un bell aggettivo per esprimere le qualità maggiori di questi vini!! Ciao Gabry!!
RispondiEliminaSi si, mi vengono in mente grandi quantità di culatello e gnocco fritto...
RispondiEliminaConosco Boni da tempo, ma ho recentemente scoperto questo vino che stupisce soprattutto nell'evoluzione a bottiglia aperta, davvero strepitosa nelle seconde 24h...
EliminaCiao! Non sono mai riuscito a far durare la bottiglia più di mezzora quindi devo crederti sulla parola. È un pò che non passo in cantina da Luigi Boni, le ultime bottiglie di Uva Tosca che avevo preso però erano pesantemente difettate.
EliminaBoh, riproverò.