giovedì 10 ottobre 2013

Oggi bevo: Vino rosato "Pista e Mutta" 2008 - Az. Agr. Calabretta

Sto seriamente iniziando a pensare di essermi infighettato troppo.
Calabretta è uno dei nomi di riferimento di una zona di riferimento per i vini piu fighi in Italia: l'Etna.
Biodinamica, lieviti indigeni, lunghi affinamenti, incensi e ori da destra e manca, sembra immancabile nella cantina di ogni bevitore iniziato. Va da se che quando ho trovato il rosato 2008 (a listino nel cat. on line di Velier) ho messo mano al portafogli e sganciato le 18 virgolaqualchecosa euro richieste e l'ho portato a casa.
L'ho stappato sabato a pranzo, l'occasione e i commensali meritavano una bottiglia speciale, pensavo facesse giusto al caso mio.
Sbagliavo. Il vino non era a posto e puzzava, in più era decisamente andato. Vecchio, passato.
Abbiamo provato a lasciarlo aperto un'oretta ma niente da fare. Finito nel lavandino.
Ora i casi sono due: o -come dicevo prima- mi sto infighettando troppo e non tollero più certe sbavature (!!!) che prima mi affascinavano oppure quel vino era impresentabile. Delle due l'una.
Appena ripasso dall'enoteca dove l'ho preso chiedo lumi, vuoi vedere che sia la solita bottiglia sbagliata?

P.S.: hanno anche il rosso 2002 che ho intenzione di provare, magari mi andrà meglio con quello.

5 commenti:

  1. Concordo, bottiglia di riferimento si, ma per il mio lavandino!!! Ciaooo Gabry!!!

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    1. E' andata male, pazienza. Ma non mi arrendo: appena mi capita di passare in centro con 20 euri da spendere prendo il rosso 2002 e vediamo che succede...

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  2. Ciao
    scrivo da Torino e leggo ogni tanto le tue cose.
    Circa questa bottiglia, penso che l'errore stia nelle aspettative e nel considerare Calabretta "un nome di riferimento" per l'Etna. La casa è seria, ma il tipo di vinificazione e gli estenuanti affinamenti espongono i loro prodotti ad una variabilità di tipo "artigianale", per cui alla fine ogni bottiglia parla per sè. Penso che loro siano compiaciuti di questo, e li pone su un piano diverso da altri produttori locali. Il loro rosso 2002 bevuto mesi fa l'ho trovato ottimo, ma anche lì va fatta la tara, con un prodotto al limite della tipicità.
    Roberto

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    1. Ciao Roberto, intanto grazie del bel commento, vediamo se riesco a risponderti.
      In effetti il fascino di Calabretta deriva si da vinificazioni e affinamenti estremi ma anche da scritti che ne tessono ampiamente le lodi. Blog che leggo abitualmente con cui spesso, non sempre, condivido le impressioni.
      La serieta' dell'azienda non la metto in dubbio, tant'e' che il rosso lo prendero' proprio per questo motivo. Pero' c'e' un pero': e' vero che una bottiglia non fa testo, che forse era mal conservata dall'enoteca, ma se il vino puzza e' facile che tutta la vasca puzzasse...
      Sulla tipicita' non mi esprimo ma mi fido, le mie frequentazioni coi vini del vulcano sono davvero troppo rade per poterne parlare serenamente.
      Di nuovo grazie edella visita, a presto.

      Gabriele

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  3. Anche l altro giorno, parlando di Calabretta con un distributore, è saltato fuori che ogni bottiglia parla da se proprio come dice Roberto...io sono molto curioso ma devo dire che non è mai bello rimanere "scottato" da bottiglie non proprio a buon mercato..Ciao ragazzi!!

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