martedì 21 giugno 2011

Oggi bevo: Le Aie Selezione 2007 Piemonte DOC chardonnay - Cascina Roera

L'estate scorsa feci provare un curioso chardonnay allo zio di un caro amico che di vino ne capisce. Disse che secondo lui il terroir aveva prevaricato le caratteristiche del vitigno. L'eccessiva mineralità ne pregiudicava la piacevolezza.
Due giorni fa ho stappato l'ultima bottiglia dello chardonnay Le Aie Selezione 2007 di Cascina Roera. La Selezione prevede una breve (due giorni) macerazione di una parte dell'uva, successiva fermentazione in botti di legno con capacità variabile tra gli 850 e i 1000 litri e almeno un anno di affinamento in bottiglia. I vigneti crescono a Costigliole d'Asti, sono esposti in parte a Sud e in parte a Est. Il terreno varia dal medio impasto con venature di sabbia e argilla ad un terreno con alta percentuale di argilla (dal sito).
In effetti è uno chardonnay atipico, il colore è giallo oro, antico e luminoso, naso marcato da una mineralità salina prorompente. Se sia tipica dei terreni di Costigliole d'Asti non lo so, certamente il vino è frutto di una vinificazione naturale (l'azienda aderisce a VinNatur) nel pieno rispetto del terroir. Escono in secondo piano aromi di frutta gialla, nespola e albicocca mature, io ci ho sentito anche qualcosa di simile al peperoncino piccante secco (ma anche no, boh). Comunque un naso asciutto, dritto, petroso e per nulla ammiccante. Il sorso è pieno e avvolgente, salato e secco, in un perfetto e coerente equilibrio tra estratti, alcol e acidità. Il timbro salino (che può piacere o meno) stimola il palato e la beva, ben più agile di quanto si possa pensare Per dire: in etichetta targa 14° alcolici e, fidatevi, non si sentono.
Ripensando alle parole di zio Tony, aveva ragione? Sul terroir sicuramente, in questo vino è protagonista, sulla piacevolezza non mi trova daccordo, ma qui siamo nel campo dei gusti personali. Certo, se cercate uno chardonnay dalla perfezione stilistica come il Cervaro della Sala siete fuori strada, ma questa è bottiglia particolare e ricca di carattere, da provare.

P.S.: la foto l'ho presa in rete (ho rotto la macchina fotografica, azz), spero che il proprietario non me ne voglia.

2 commenti:

  1. Gabry,
    appena non controllo i tuoi post tu te ne esci con scoperte interessanti!
    Un appunto allo zietto lo farei. Il territorio non prevarica MAI e dico MAI il vino semmai i vini "cattivi" sono quelli varietali degli apolidi che potrebbero essere fatti ovunque.
    I lieviti industriali hanno accentuato queste aterritorialità esaltando certe caratteristiche del vitigno e non altre che invece sono attivate dal suolo e dalla sua microbiologia.
    Il territorio di provenienza è sicuramente vocato per i bianchi,lo proverò di sicuro.
    Grazie Gabry

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  2. "Il territorio non prevarica MAI e dico MAI il vino": ne sono sempre più convinto anch'io, mal sopporto vini omologati e banali. Detto questo, mi farebbe piacere sapere come la pensi su questa bottiglia.
    A presto Gigi.

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