Ravazzol davanti e dietro la bottiglia - vuota - di Le Cupole |
Sono partito sabato sera a cena con Marco (qui il suo resoconto) ed è finita a casa dei miei domenica a pranzo.
Delle tante bottiglie bottiglie messe in tavola voglio raccontare delle due che più mi hanno colpito: la prima è stata Le Cupole 2011 di Tenuta di Trinoro.
Trinoro, appunto, è azienda che conoscevo solo di fama. Vendiamo i loro vini in negozio a prezzi (di mercato) che sono ben lontani dalle mie possibilità. Poi è arrivato Le Cupole 2011 e ne ho comprata una bottiglia. La scheda tecnica dice che è un uvaggio bordolese a maggioranza cabernet franc con un 20% di merlot il 7% di cabernet sauvignon e il 7% di petit verdot.
E' il vino base dell'azienda, tirato in 70 mila bottiglie.
Una bomba. Fino a due giorni fa avevo etichettato la vendemmia 2011 come una delle peggiori negli ultimi anni, devo ricredermi: evidentemente la bontà o meno di un'annata è relativa al risultato che vuoi - e sai -ottenere. Le Cupole 2011 che normalmente guarderei col sopracciglio alzato: uvaggio alloctono, annata calda e 15° dichiarati. Poi lo stappi, lo versi e sorridi. Il vino che vedi nel bicchiere è scuro e denso e bello. Lo metti al naso e la ricchezza ti travolge. La potenza dell'annata è dominata dal cabrnet franc con le sue note di geranio a corredo di un frutto pieno, ricco, sfaccettato e sopra tutto mai sopra le righe.
In bocca è forse meglio: avvolgente, saporita, matura e succosa. Tannino di razza e struttura potente, il 15% di alcol è talmente ben integrato da non farsi nemmeno notare. Come dice la pubblicità. la potenza è nulla senza controllo. Se tanto mi da tanto chissà cosa sono i vini di alta gamma di Trinoro...
Dopo Le Cupole ho stappato un Amarone della Valpollicella: Vigneti di Ravazzol 2008 di Ca' la Bionda.
Paradossalmente stappato dopo Le Cupole sembrava quasi sottotono poi, col passare dei minuti il vino ha cambiato registro e si è dimostrato per quello che è: un grandissimo Amarone.
Un vino classico nella sua accezione migliore, un Amarone quasi d'antan dove al posto della potenza e della dolcezza che omologano gran parte dei tanti vini della Valpollicella mette in primo piano eleganza e classe. Un vino serio, composto e rigoroso. E che fa del'appassimento un mezzo e non un fine. La ciliegia sotto spirito al naso, il tannino ancora da domare, il sorso morbido ma secco, asciutto e la bocca scorrevole, mai stancante o noiosa.
Non deve dimostrare nulla e non strizza l'occhio a nessuno. Questo è l'Amarone.
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