giovedì 27 gennaio 2011

Oggi bevo: Giulio Ferrari 2000 Riserva del Fondatore Trento Doc - Ferrari

Regalo di Natale, bevuto al compleanno.
Lo sapete tutti di che bottiglia si tratta, quindi non sto a farla lunga. Giusto qualche info per i meno esperti: Il Giulio è la massima espressione delle Cantine Ferrari Lunelli, chardonnay in purezza dal vigneto di Maso Pianizza, esce a 10 anni dalla vendemmia e ne fa circa 9 sui lieviti.
Il millesimo in questione è il 2000, che sembra essere annata più calda rispetto ad altre.
Il vino è splendido. Paglierino carico e luminoso, bolle finissime, la spuma è copiosa e svelta a sparire, candida.
Lo porti al naso e ti accorgi che si, hai davanti una delle migliori bollicine d'Italia. Profumi ricchi e complessi, dominati dalle spezie, dove fa capolino il cacao, i canditi, la vaniglia, un floreale molto delicato, i descrittori si sprecano, a me basta farvi capire il piacere che provi accostando il naso al bicchiere. Profumi certamente caldi ed evoluti, di gran classe e finezza.
Il sorso non tradisce, perfetto equilibrio tra densità e vivacità, la corrispondenza con il naso è millimetrica. L'effervescenza carezza il palato sul quale resta tatuato il sapore a lungo. Chiude con una vena agrumata che rivela l'acidità rinfrescante del vino.
Cazzo che buono.
Certo, costa un botto, è un regalo e non dovrei sapere quanto costa, ma la scatola di Peck dove è stato preso tradisce l' esborso notevole.
Ora, potrei iniziare un discorso sul rapporto qualità prezzo, ma anche no, in fondo era la mia festa!

P.S.: tecnicamente il Giulio non credo sia da considerare un vino naturale. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

lunedì 24 gennaio 2011

Ieri ho bevuto...

E' un po' che manco da queste pagine, la casa nuova e tutti gli sbattimenti del caso. Ieri abbiamo fatto il pranzo di inaugurazione con mamme e papà: crostini con burro, cipolla e alici Cetara, crudo di Parma 30 mesi, salame di Varzi e pancetta affumicata, tortino di patate e porri gratinato ripieno di zola, mega-lasagna alla bolognese con un Kg di ragù cotto per quattro ore, arrotolato di maiale con pancetta, uova e parmigiano, formaggi e pasticcini per dessert.
Da bere in ordine: Altemasi brut mc, Trento DOC sboccatura 2010, bolla semplice e corretta, piacevole, chiusura leggermente ammandorlata; il Grecale 45 di Denny Bini: malbo gentile in purezza rifermentato in bottiglia, sgrassante e tannico, coi salumi era perfetto. Poi una bottiglia curiosa: un Buttafuoco mosso di un'azienda a me sconosciuta: az. agr. Monterosso. L'ho preso qualche giorno fa perché aveva un'etichetta così brutta che mi ha stregato. Il vino è un rossone quasi abboccato, leggermente mosso e alcolico, spara 15° in etichetta, in realtà non si avvertono più di tanto, ma il profilo gusto olfattivo ne è segnato, vino artigianale e tutt'altro che perfetto ma a suo modo affascinante. Per amanti del genere. Con l'arrosto abbiamo stappato La Picciona 2004, bonarda dei colli piacentini dell'Az. Agr. Lusenti, dodici mesi in legno piccolo e bottiglia. La ricordavo diversa, più morbida, invece la componente tannica è predominante e ne marca la beva, asciugante e leggermente amara. Da lasciare in cantina.
Infine il moscato di Volpara della già citata Monterossa, io di moscato capisco poco ma la bottiglia è stata spazzolata. Buon segno direi, no?

mercoledì 5 gennaio 2011

Oggi bevo: Cellarius 2007 - Guido Berlucchi

Sono in ferie fino al 10, in attesa che arrivi la cucina nella casa nuova siamo a deliziare panze e palati in quella vecchia, di casa dico.
Ad esempio adesso (in questo esatto momento!) Ambra si sta dilettando nella preparazione del pollo al curry, accompagnato da dell'ottimo riso venere.
E giusto per non farci mancare nulla abbiamo stappato una bottiglia reduce dai botti di capodanno: il Cellarius 2007 di Berlucchi. Ora tutti gli enofili sanno che Berlucchi produce milioni di bottiglie di metodo classico che si possono trovare in tutti i supermercati della penisola, il Cellarius è una selezioneche si può acquistare, questa volta nelle enoteche, comunque su vasta scala ad un prezzo non popolare ma onesto senza dubbio, circa 15€.
Base chardonnay e saldo di pinot nero, almeno 30 mesi sui lieviti e una piccola parte del mosto fermentata e successivamente affinata in barrique, poi in bottiglia per la rifermentazione che durerà almeno 30 mesi.
Paglierino scarico, spumeggia allegramente. Perlage di buona (non ottima) finezza  persistenza. Naso timido all'inizio, sensazioni bianche che col passare del tempo e l'alzarsi della temperatura si arricchiscono con note di pesca, glicine e vaniglia, non di grande complessità ma sicuramente fine e piacevole.
Anche il sorso, più di curve che di spigoli, va via liscio. Tecnicamente ineccepibile ma carente nell'anima è comunque una bottiglia sincera che non ti tradirà mai.
Tra l'altro un recente godurioso assaggio di un 2004 in magnum conferma la bontà del prodotto.

lunedì 3 gennaio 2011

Oggi bevo: Cantina di Casteggio, Cruasè Brut - Fausto Andi, Estro IGT 2007, Barbacarlo 2005

Finiti i bagordi per salutare il nuovo anno.
Abbiamo concluso il due in famiglia stappando un buon metodo classico rosè della Cantina di Casteggio: il nuovo Cruasè, fresco di sboccatura dal buon nerbo acido, rosa corallo, bolla fine, pulito e molto piacevole. La nuova creazione di Fausto Andi: l'Estro 2007, blend di 4 vitigni autoctoni dell'Oltrepò Pavese riscoperti dal nostro eroe pensato per il bere quotidiano, vendemmia 2007, rigorosamente vinificato in legno grande da uve coltivate in biodinamica, proposto a cinque (!!!) euri in cantina. Vino di corpo, scuro e saporito, racconta di uve mature e sane, piacevolmente tannico e fresco, rapporto qualità prezzo commovente.
Infine il Barbacarlo 2005, considerata un'annata minore è invece un vino splendido, fermo e senza nessun accenno di rifermentazione (classica nel Barbacarlo), ha profumi evoluti e fini. Una bocca apparentemente magra, ricca invece di struttura acido/tannica, secco e teso, buonissimo.
Alla prossima.