giovedì 22 marzo 2012

Oggi bevo: azienda agricola Stefano Milanesi

Di Stefano Milanesi in rete si parla da un po' e si parla bene.
La cantina è a Castello, una frazione di Santa Giulietta. La trovate sulle colline a destra della strada che da Casteggio porta a Broni. Sabato scorso grazie a Marco, un amico in comune, sono andato a trovarlo insieme ad Ambra. Convinto di passare un bel pomeriggio sui colli dell'Oltrepo è finita che siamo andati via che era quasi mezzanotte, mezzi ciucchi e con un sorriso a 44 denti.
Perché Stefano e Simona, sua moglie, non solo sono simpatici e di compagnia ma anche ospiti di cortesia rara. E di questo li ringrazio di cuore.
Ma passiamo alla ciccia vera: i vini.
I vini di Stefano sono vini veri, spogli da plastificazioni e levigature da grandi concorsi, sani perché fatti con amore e passione prima di tutto, per essere bevuti da chi li apprezza. Non sono vini immediati ne tantomeno facili in alcuni casi ma, questo si, ricchi di personalità. A partire dai vini "base" che base non sono. Per dire: Helga è un pinot nero che matura per un anno in vasche di cemento, nato per essere una versione più semplice ed immediata del vitigno sta rivelando doti inaspettate. Per me bevuto fresco è un piccolo gioiellino. Oppure la bonarda, ops, croatina Tecla che matura anche lei in cemento, ma per due anni, dal gusto quasi d'antan. Ora è in commercio l'annata 2007.
Notevoli anche i due bianchi che ho provato: il Dulos 2009, riesling italico che in questa versione fa un riposo sulle fecce di quasi un anno e mezzo e, complice un'annata particolare, mette in scena un timbro ossidativo e molto maturo che può non piacere a tutti ma sta rivelando una grande sapidità al sorso. L'assaggio del 2010 (ancora in vasca) racconta invece maggiore freschezza e scatto.
Il Setteuve è un assemblaggio di sette uve. Pensa te!
Alla domanda come è nato questo vino la risposta è stata: da una frattura multipla al bacino. Quando stapperò una delle bottiglie acquistate racconterò il resto, se mi brucio tutto in questo post poi che scrivo? Per i più curiosi: adesso è fuori col 2004, a breve verrà imbottigliato il 2007, a buon intenditor...
Stefano di vini ne fa tanti e sono tutti buoni ma quando scendono in campo le riserve il gioco cambia ritmo.
Due le bottiglie che mi han colpito in particolare: la prima è l'Alessandro 2007, potentissimo cabernet sauvignon che metterà in pace con il bistrattato vitigno anche i più scettici e, sopratutto, il Maderu 2003, pinot nero in purezza. Quest'ultimo aperto da più di un giorno versato nel calice letteralmente strabordava profumi. Ora è vero che io di pinot nero capisco poco, mi mancano i paragoni ma questo è buono sul serio, a prescindere dal resto. Austero, potente ed elegante. Ed è pinot nero, non puoi confonderlo. E arriva dalla famigerata vendemmia 2003, calda come l'inferno, nonostante ciò è un vino tutt'altro che stramaturo, molle o stanco, anzi.
Al netto di tutto la giornata passata in compagnia di Stefano, sua moglie Simona, Maeco e Cristian è stata bellissima. Grandi vini che meritano sicuramente il viaggio e un assaggio più attento del miei fatti tra chiacchiere e risate. Da parte mia non mancherò di farlo, garantito.

P.S.: la foto che vedete non è mia, arriva dalla rete. Se il proprietario non fosse daccordo sulla pubblicazione non ha che da dirmelo, rimedierò immediatamente.

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