E' difficile che mi avvicini a vini del genere. Nessun preconcetto, solo preferisco bere altre cose, tutto li.
Dovendo andare a cena dai miei e sapendo che a mio papà piacciono i vini strong ho fatto un salto in una delle mie enoteche preferite: l'Altro Vino in viale Piave, 10 a Milano.
Dopo la solita chiacchierata cala l'asso: un primitivo di Gioia del Colle, il Maccone Rosso 17 di Angiuli Donato.
Non lo conosco ma se Enrico dice che è uno dei migliori primitivo non batto ciglio e metto mano al portafogli.
"Occhio però, non è un vino per tutti"
In effetti la retroetichetta recita 17 gradi per 46 grammi/litro di estratto. Fate voi.
Acciaio per 18 mesi e altri 6 in vetro.
Il vino è violentissimo.
Un rosso rubino da manuale, bello, scuro compatto e brillante. Potente come pochi, la ciliegia in tutte le sue declinazioni si libera dal calice, etereo - grazie al ca... direte voi - eppur bello.
Un vino estremo, senza dubbio. Un vino da vigna, senza dubbio.
Mi spiego: piante ad alberello vecchie di 80 anni, rese nell'ordine dei 20 quintali per ettaro e il sole bruciante della Puglia e che volete?
Il paradosso è che in bocca non è nemmeno un vino alcolico. Il sorso è saziante, lunghissimo e caldo.
E nonostante la mole si beve e ribeve con piacere.
Anche se non è il mio vino credo proprio che lo riprenderò.
14 ore fa
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