sabato 25 gennaio 2014

Oggi bevo: senza Titolo - bianco

Non ho mai fatto troppo caso all'ordine dei vini da presentare in tavola, certo difficilmente propongo un Barolo prima di un prosecco ma se devo stappare uno Champagne a fine pasto non mi faccio nessun problema.
In realtà non mi faccio nessun problema a stappare Champagne a qualsiasi ora del giorno ma questa è un'altra storia.
Venerdì sera invece ho/abbiamo avuto la netta impressione di aver sbagliato alla grande la sequenza delle bottiglie. Io scriverò dei bianchi, perché ancora non ve l'ho detto, ma dei rossi scriverà The Big Marco Riva sul Beverino.
Il primo vino, servito in caraffa, avrei detto essere un bianco macerato: colore, profumi erano inequivocabili per me. E invece no: il vino è l'Ansonaco Carfagna di Vigneto Altura, ansonica in purezza dall'Isola del Giglio e le bucce non le vede nemmeno. Un vino dai tratti rustici, un vino d'antan, ma anche un vino dannatamente buono dal sorso teso e ricco di sale. Fuori dai canoni, sorprendente.
Il secondo e il terzo vino sono stati l'Aglianico del Vulture Titolo 2007 di Elena Fucci e l'Etna Rosso Archineri 2009 di Pietradolce. Ma per saperne di più vi toccherà leggere il post sul Beverino. Curiosi, vero???
Il quarto vino servito è stato il fiano IGT Caserfatte 2011dell'az. Boccella. Non mi ha convinto, l'ho trovato maturo e mieloso, dal sorso poco scorrevole e senza grande personalità. Attenzione, non un vino cattivo o fatto male ma non un gran fiano secondo me. C'è da dire che l'annata non lo aiuta. Nemmeno l'essere servito dopo i due rossi...
Da riprovare in futuro.
Il quinto vino non era in programma ma di fronte ad uno Champagne chi è capace a dir di no? Se poi è 100% pinot noir, gran cru e millesimato...
Trattasi del 2005 di Hervy Qenardel: naso ricco, cremoso e sfaccettato. Spezie, agrumi, pasticceria. Bevendolo è successa una cosa curiosa: il primo calice era praticamente fermo. Tanto da aver pensato ad una bottiglia difettosa, strano perché il tappo era perfetto e la bottiglia in pressione. Dal secondo calice in poi il contrario: un'effervescenza quasi eccessiva! Misteri della rifermentazione in bottiglia... Comunque gran bottiglia, Champagne potente, acidità e struttura lo fanno godere adesso ma tra cinque anni sarà meglio. Certo come è certo che ad inizio serata lo avremmo goduto di più. Ma è andata così e noi siamo contenti lo stesso, e visto che oggi è il 25 gennaio 2014 ed è il mio 35° compleanno vi saluto ed esco a cena.
Salute!

2 commenti:

  1. Gli auguri te li ho già fatti, quindi accenno due mie impressioni...
    Per quanto riguarda lo champagne a me sembrava che dopo la netta ed iniziale sensazione di mancata effervescenza, poi invece le bolla si percepiva come molto elegante...cmq da ribere per capire se era una bottiglia o noi a essere un po' sbattuti!!..
    L Ansonaco invece non mi è parso cosi' rustico ma anzi elegante, un bell esempio di vino contadino fatto con sapienza e ragione.
    Alla prossima, grazie d esser stato per l ennesima volta presente al tavolo.

    Salute!!

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    1. Ecco, la bolla dello Champagne l'avrei apprezzata di più pasteggiando che come bicchiere della staffa a panza piena. Mentre sull'ansonaco è probabile che stiamo dicendo la stessa cosa ma con parole diverse: con l'aggettivo "rustico" intendo un vino senza le finezze delle vinificazioni moderne e dal timbro, appunto, d'antan. Non voleva essere accezione negativa. Tra l'altro, concorderai con me, avere una certa atipicità del vino come bianco in genere ma essere un fulgido esempio di, appunto - di nuovo -,un "bell'esempio di vino contadino fatto con sapienza e ragione".

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