Alcuni tra gli argomenti più discussi nel mondo del
vino naturale (e non) riguardano l'anidride solforosa.
L'anidride solforosa, in piccole quantità, è lo "
strumento" comunemente usato per far si che il vino non si sputtani nel più breve tempo possibile. In pratica è un conservante e, ad alti dosaggi, è tossico.
Quello che pochi sanno invece è che la suddetta solforosa è presente in moltissimi altri alimenti e quello che, in ancor meno persone sanno, sempre lei, la solforosa è addirittura auto-prodotta nel vino: in fase di fermentazione i lieviti ne producono
naturalmnte una piccola quantità.
Qualcuno dice che sia lei la causa del famigerato mal di testa del giorno dopo. Senza dubbio ci sono persone meno tolleranti, ma la stragrande maggioranza metabolizza tranquillamente e senza il minimo sforzo quella che normalmente ingeriamo alimentandoci ogni giorno.
Dicevo che nel microcosmo del vino naturale la solforosa è molto discussa, chi dice che si può vinificare senza e chi invece è convinto che per fare un buon vino una piccola quantità sia necessaria. Si cerca di usare generalmente il minimo indispensabile.
Tutto questo discorso però non è che uno dei tanti tasselli che hanno, come scopo finale, la produzione di vini si più salubri ma soprattutto più espressivi, più territoriali, più caratteristici.
In parole povere più buoni.
Recentemente ho bevuto un gutturnio superiore di un'azienda che stimo molto:
La Tosa!.
L'azienda in questione non fa parte di nessun movimento e credo faccia vino in maniera convenzionale, quindi ricorrendo all'uso di lieviti selezionati, trattamenti in vigna e così via.
Nonostante ciò dalle cantine di La Tosa! sono sempre usciti vini di fattura impeccabile, tecnicamente perfetti, longevi e, aggiungo io, buonissimi.
Il gutturnio è un 2010 ed è stato vinificato senza solfiti aggiunti.
E non è buono.
Un naso sfocato, sporco e poco piacevole, la bocca magra e con un accenno di rifermentazione. Qualcuno dirà: boccia sfigata. E vabbè, può anche essere ma vi assicuro che è lontano anni luce dalla qualità standard di La Tosa! e soprattutto assomiglia paurosamnete ai
vini naturali meno riusciti.
Mio papà è quello che ci è rimasto più male: il vino l'aveva preso lui incantato dal
GutturnioVignamorello 2009 bevuto con gran godimento poco tempo fa.
Ora io non voglio insegnare il mestiere a nessuno, ci mancherebbe, però dico: ce n'era proprio bisogno? Fa così male un po' di solfito aggiunto da rischiare di sputtanare buona parte delle bottiglie?
Ridatemi il vecchio gutturnio!
Parallelamente sul mercato stanno cominciando a vedersi altri vini senza solfiti aggiunti. Vini costruiti in cantina seguendo protocolli di lavoro che prevedono l'utilizzo di pratiche particolari.
Ad esempio il controllo dell'ossigeno tramite l'utilizzo di gas inerti, l'utilizzo di tannini aggiunti come antiossidante, l'utilizzo di lieviti altamente selezionati che producano poca o addirittura non producano solforosa in fase di fermentazione e altre cosucce di cui io non sono a conoscenza.
Nulla di male in realtà, solo che io non riesco a vederne l'effettiva utilità.
Se lasciamo perdere i pochissimi intolleranti alla solforosa qual'è il vantaggio di un vino a SO2 pari a zero? Per me nessuno. E' un vino più sano? No, un fisico normale come può tollerare e smaltire senza problemi l'alcol presente nel vino lo stesso può fare con la solforosa.
Se ragioniamo così allora è meglio il
Già di Fontanafredda portato a 11° tramite dealcolizzazione. L'alcol, quello si fa male.
Purtroppo il mercato lo fa la GDO e le etichette sono a sua immagine e somiglianza. In un mondo giusto la quantità di SO2 sarebbe dichiarata in etichetta, con tanto di scacco colorato da verde a rosso a prova di astemio. Avete presente la
classe di consumo energetico? Ecco, così.
Sempre recentemente ho aperto un'altra bottiglia di vino senza solfiti aggiunti. Si chiama
Amorosso, un Aglianico del Vulture prodotto in Puglia.
Sull'etichetta è scritto sotto il nome: "
il vino per la mia salute".
Probabilmente il messaggio più fuorviante che io abbia mai letto su una bottiglia di vino.