giovedì 31 maggio 2012

Oggi scrivo Albani

Ho approfittato di cantine aperte 2012 per visitare una delle aziende dell'Oltrepo' che mi piace: Albani Viticoltori.
Tra i vari assaggi (rossi notevolissimi!) uno mi ha fatto storcere il naso: il riesling 2010.
Non che fosse cattivo, per carità, solo non era il riesling di Albani, almeno quello che ho sempre bevuto: era, come dire, uno dei tanti...
Albani si distingue, per fortuna, dalla massa per stile e coraggio. Propone vini affinati lungamente e vinificati in modo naturale e il riesling non fa eccezione.
In azienda ho chiesto lumi e Riccardo Albani (mente e braccio della cantina) mi ha candidamente (e molto onestamente) risposto: han voluto far le cose a modo loro e io me ne sono andato. Questo vino non l'ho fatto io.
Sperando che l'azienda torni sui suoi passi mi son consolato acquistando barbera in diverse declinazioni e il riesling 2008 che, a detta di Riccardo, è una delle versioni meglio riuscite degli ultimi anni.
Non posso che confermare, un riesling nel più classico stile Albani: una mineralità sapida che rende il sorso trascinante, fresco e dissetante. Per la barbera rimando a quanto scritto dalla guida dell'Espresso quest'anno: "si iscrive di diritto tra le barbere più riuscite nella storia recente dell'Oltrepo'".
Se sia vero o no vedete voi, a me piace, assai.

mercoledì 30 maggio 2012

Oggi scrivo: vino per la solidarietà - Costa Archi

Non c'è bisogno che sia io a ricordarvi cosa è successo in questi giorni in Emilia Romagna, le 17 vittime e i danni incalcolabili che hanno messo in ginocchio questa regione.
Gabriele Succi, talentuoso vignaiolo romagnolo, è stato risparmiato dal terremoto e ha deciso di contribuire così: per ogni donazione che farete a favore dei terremotati dell'Emilia Romagna Gabriele si impegna a darvi l'equivalente in vino (meno un'euro sul prezzo normalmente applicato!) che sceglierete voi. L'unico contributo che chiede sono le spese di spedizione.
Che dire, in bocca al lupo grande Succi!

QUI troverete tutte le informazioni utili.

venerdì 18 maggio 2012

Oggi bevo: bonarda 2010 - Albani vs Cabanon

Le aziende non hanno bisogno di presentazioni, sono due realtà affermate dell'Oltrepo' da diversi anni.
Sia Albani che Cabanon sono note per lo stampo tradizionale, l'espressività e il carattere tipico dell'Oltrepo' dei loro vini. Sulla bonarda Cabanon si spinge ancora più in la, proponendola nella versione rifermentata in bottiglia. Albani invece si affida ad una moderna rifermentazione in autoclave.
Il colore non è poi così distante tra i due vini, un bel rubino leggermente più scuro (e un filo velato) nel vino di Cabanon, tutti e due dalla giovanissima unghia porpora. Spumeggiano piacevolmente entrambi ma per breve tempo. Nel calice il vino di Albani sembra più leggero mentre Cabanon si muove più lento. Le differenze vere iniziano al naso dove Albani si muove su un frutto più gentile, rosso e vinoso mentre Cabanon è più scorbutico, umorale, scuro. Il sorso conferma: Albani più sottile e morbido, piacevole ma addomesticato. Cabanon invece mostra un sorso secco come una fucilata, dal tannino verace e tipico della croatina, discretamente pieno e sicuramente ruvido. L'impressione è che il 2010 non sarà un'annata che ricordata negli annali.
Albani vs Cabanon: 0 a 1. Cabanon vince per un'interpretazione non estrema ma coraggiosa, buona e tipica. La bonarda di Albani è si un buon vino, ma nulla di più.

Oggi bevo: Vulcaia Fumè 2008 Sauvignon del Veneto igt - Inama

E' la versione tirata a lucido del sauvignon proposta da Inama, talentoso produttore nella zona del Soave.
Il 2008 è annata evidentemente calda, i 14,5° si sentono tutti. Naso burroso e maturo, tropicale e tostato. Sicuramente complesso. Se pensate all'equazione sauvignon=foglia di pomodoro siete fuori strada, qui le tipiche note verdi sono state sostituite dal carattere del terreno vulcanico e dallo stile, coerente col resto della produzione. In bocca è secco e caldo, morbido e di gran spessore, molto lungo.
L'ho trovato un po' pesante da bere ma non mi è dispiaciuto affatto.
Da riprovare in annate più fresche.

mercoledì 9 maggio 2012

Oggi scrivo: SO2 la solforosa - dico la mia

 
Alcuni tra gli argomenti più discussi nel mondo del vino naturale (e non) riguardano l'anidride solforosa.
L'anidride solforosa, in piccole quantità, è lo "strumento" comunemente usato per far si che il vino non si sputtani nel più breve tempo possibile. In pratica è un conservante e, ad alti dosaggi, è tossico.
Quello che pochi sanno invece è che la suddetta solforosa è presente in moltissimi altri alimenti e quello che, in ancor meno persone sanno, sempre lei, la solforosa è addirittura auto-prodotta nel vino: in fase di fermentazione i lieviti ne producono naturalmnte una piccola quantità.
Qualcuno dice che sia lei la causa del famigerato mal di testa del giorno dopo. Senza dubbio ci sono persone meno tolleranti, ma la stragrande maggioranza metabolizza tranquillamente e senza il minimo sforzo quella che normalmente ingeriamo alimentandoci ogni giorno.
Dicevo che nel microcosmo del vino naturale la solforosa è molto discussa, chi dice che si può vinificare senza e chi invece è convinto che per fare un buon vino una piccola quantità sia necessaria. Si cerca di usare generalmente il minimo indispensabile.
Tutto questo discorso però non è che uno dei tanti tasselli che hanno, come scopo finale, la produzione di vini si più salubri ma soprattutto più espressivi, più territoriali, più caratteristici.
In parole povere più buoni.
Recentemente ho bevuto un gutturnio superiore di un'azienda che stimo molto: La Tosa!.
L'azienda in questione non fa parte di nessun movimento e credo faccia vino in maniera convenzionale, quindi ricorrendo all'uso di lieviti selezionati, trattamenti in vigna e così via.
Nonostante ciò dalle cantine di La Tosa! sono sempre usciti vini di fattura impeccabile, tecnicamente perfetti, longevi e, aggiungo io, buonissimi.
Il gutturnio è un 2010 ed è stato vinificato senza solfiti aggiunti.
E non è buono.
Un naso sfocato, sporco e poco piacevole, la bocca magra e con un accenno di rifermentazione. Qualcuno dirà: boccia sfigata. E vabbè, può anche essere ma vi assicuro che è lontano anni luce dalla qualità standard di La Tosa! e soprattutto assomiglia paurosamnete ai vini naturali meno riusciti.
Mio papà è quello che ci è rimasto più male: il vino l'aveva preso lui incantato dal GutturnioVignamorello 2009 bevuto con gran godimento poco tempo fa.
Ora io non voglio insegnare il mestiere a nessuno, ci mancherebbe, però dico: ce n'era proprio bisogno? Fa così male un po' di solfito aggiunto da rischiare di sputtanare buona parte delle bottiglie?
Ridatemi il vecchio gutturnio!

Parallelamente sul mercato stanno cominciando a vedersi altri vini senza solfiti aggiunti. Vini costruiti in cantina seguendo protocolli di lavoro che prevedono l'utilizzo di pratiche particolari.
Ad esempio il controllo dell'ossigeno tramite l'utilizzo di gas inerti, l'utilizzo di tannini aggiunti come antiossidante, l'utilizzo di lieviti altamente selezionati che producano poca o addirittura non producano solforosa in fase di fermentazione e altre cosucce di cui io non sono a conoscenza.
Nulla di male in realtà, solo che io non riesco a vederne l'effettiva utilità.
Se lasciamo perdere i pochissimi intolleranti alla solforosa qual'è il vantaggio di un vino a SO2 pari a zero? Per me nessuno. E' un vino più sano? No, un fisico normale come può tollerare e smaltire senza problemi l'alcol presente nel vino lo stesso può fare con la solforosa.
Se ragioniamo così allora è meglio il Già di Fontanafredda portato a 11° tramite dealcolizzazione. L'alcol, quello si fa male.
Purtroppo il mercato lo fa la GDO e le etichette sono a sua immagine e somiglianza. In un mondo giusto la quantità di SO2 sarebbe dichiarata in etichetta, con tanto di scacco colorato da verde a rosso a prova di astemio. Avete presente la classe di consumo energetico? Ecco, così.

Sempre recentemente ho aperto un'altra bottiglia di vino senza solfiti aggiunti. Si chiama Amorosso, un Aglianico del Vulture prodotto in Puglia.
Sull'etichetta è scritto sotto il nome: "il vino per la mia salute".
Probabilmente il messaggio più fuorviante che io abbia mai letto su una bottiglia di vino.