Scrivo qui con tremendo ritardo, perché di
la sono decisamente fuori tempo massimo.
Occasione ghiotta quella messa sul piatto da Intravino, la nuova
edizione della guida più cool del momento con ingresso aggratis (guida
compresa, signori) alla mirabolante degustazione di tutte le bottiglie
premiate.
Ergo: cinquecentocinquanta produttori per qualcosa come mille
etichette a disposizione dei fortunati avventori in due giorni. Da far
tremare le ginocchia.
Ecco una breve cronaca di quel che fu.
La sveglia suona puntuale alle 9.30, e mi alzo già stanco per colpa
della peperonata della sera prima, ma sono fiducioso, conto su tempi di
recupero da record.
Qualche fermata di 90 e arrivo a Romolo per
prendere la metropolitana, andata e ritorno dalla fiera di Rho costa la
bellezza di cinque euri sonanti, che nonostante l'afrore nei vagoni ben
noto ai milanesi valgono comunque la tranquillità di un ritorno sereno
al netto da etilometri.
La presentazione inizia alle 10.30 ed io arrivo, neanche a dirlo, in
clamoroso ritardo. La sala è piena, davvero tanta gente. Faccio in tempo
a sentire dei passaggi molto interessanti sui mercati esteri e
sull'abitudine poco simpatica e tutta italiana del parlar male del
vicino.
Segue panino wurstel, crauti e senape con birra d'ordinanza.
Ci siamo, ecco i miei migliori assaggi, per sintetizzare ho scelto un vino per categoria.
Rosso - Barolo Monfortino riserva 2004 Giacomo Conterno: si, mi piace vincere facile. Le occasioni di degustare un vino di questo calibro, per me faccio l'operaio, sono davvero poche. Spesso mi sono chiesto come potesse essere questo vino che, a detta di molti, è la massima (o una delle) espressione del Barolo. Beh, è veramente tanta roba, ma proprio tanta. Profumi di una finezza e precisione disarmante, ma la cosa che impressiona di più è la struttura: a fronte di un corpo tutto sommato "snello" contrappone uno scheletro acido-tannico praticamente inattaccabile. Elegante e potente, profondo, austero e di classe davvero superiore. L'unico neo è il prezzo: costa come una rata della macchina.
Rosso frizzante: il Fontana dei Boschi 2010 di Vittorio Graziano. Perché è un lambrusco e già mi piace. Perché è assolutamente imperfetto e fiero di esserlo. Perché rivela un carattere sanguigno e vero. Perché è buono e costa il giusto.
Bianco: qui è dura, la scelta intendo. Alla fine ho deciso di mettere in cima il riesling Windbichel 2009 di Caste Juval, vino figlio di una vendemmia particolarmente felice, di matrice tedesca (quindi con un percepibile residuo zuccherino) che è solo l'assaggio di quel che sarà.
Rosato: il buonissimo Vinidilice 2010 de I Vigneri, da una vigna dove nemmeno loro sanno che piante ci sono a 1300 metri d'altezza sulle pendici dell'Etna. Che ad un naso intenso e dolce, molto accattivante e leggibile contrappone una bocca nordica e tagliente, ricca di personalità.
Bolla: Haderburg riserva Hausmanhof 2002, mi dicono essere uno dei
migliori spumanti italiani. A me ne mancano parecchi da bere, ma questo è
proprio buono.
L'unico appunto che voglio segnalare è questo: il lunedì, alle 18.00 la metà dei produttori era già sparita nonostante la fine prevista per le 19.00, francamente mi ha dato fastidio. A parte questo sono stati due giorni splendidi, avrei voluto fossero di più per aver la calma e il tempo giusto da dedicare ad ogni bottiglia.
Ringrazio di cuore la banda di Intravino e Slowine.
Alla prossima.